Prima di ottenere un contratto come si deve, questo gruppo di mostri da improvvisazione e stile produsse un potpourri di registrazioni dal vivo
e in studio, ove tra l'altro, erano già presenti alcuni tra i più grossi successi (sia in ambito commerciale che per quanto
riguarda gli inni favoriti dalla loro nutrita schiera di estimatori).

Di fatti, la band ha colto nei primi due anni di formazione ogni occasione per esibirsi tra università e festival vari
affinando tecnica e dinamica. La fan base, al momento del botto definitivo con Under The Table And Dreaming, era già attenta
da un pezzo; tanto che l'accenno iniziale ai brani durante il primo tour faceva già esplodere boati di
approvazione.
Le canzoni che Matthews proponeva attirarono e conquistarono i favori dei suoi compagni, quando questi erano ancora impegnati in
altri progetti, tra i locali di Charlottesville.

Le formiche che marciano siamo noi pedoni. Migliaia di formiche ammassate sulla corteccia di un albero, pronte a dare la vita per proteggere
un movimento più antico e grande di ognuna di noi. E non ragioniamo neanche sul vero motivo per avere la fretta che abbiamo, ammesso che ci sia.

Al cuore non si comanda, e neanche al dna evidentemente, poichè le radici sudafricane del giovane cantautore emergono tra i testi e tra
le intuizioni chitarristiche legate in molti episodi alla tradizione musicale natia.
Recently, per esempio, fu la conseguenza dei pesanti sguardi di disapprovazione nei confronti di una coppia mista da parte di una grossa fetta
di comunità. Dave Matthews canta la sua noncuranza ma sottolinea nei ritornelli una presenza opprimente -nelle intenzioni- per
la sua esperienza d'amore.
L'adolescenza trascorsa a Johannesburg tra il rifiuto per l'obbedienza alle armi e i drammi dell'apartheid; trame che sono maggiormente presenti
e d'ispirazione in Before These Crowded Streets.

Un semaforo nel continuo e inesorabile trafficare. Strisce discontinue, divieti e clacson suonati con irrequietezza.
Mai quanto la Dave Matthews Band qualcuno ha saputo conferire alle proprie composizioni un carattere urbano che permette
loro di esaminare i tratti emozionali della quotidianità con estrema naturalezza. Una volta con dolcezza folkloristica e l'altra col ritmo di una world music assetata di danze.

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