Ah Riccardo tu odiavi Bowie...Che Bowie era quello che aveva ucciso il rock classico...E certificato la fine dei sixties...
All'entusiasmo (esser pieni di dio) segue sempre la decadenza e dal punto di vista artistico è un bene...d'altronde noi, noi siamo decadenza...e chi non è d'accordo amen...o trallalà, scegliete voi...
Così passate quelle due tre settimane di gioia estasi e quant'altro, tutti erano fuori di testa . E i più scafati si chiamavan fuori...
Tipo Dylan, che aveva chiuso Blonde on blonde col suo delirio più espansivo, ricordate parlava di una signora delle pianure dagli occhi tristi, poi riga sopra, basta , stop...Tradizione semmai...I cari vecchi archetipi...E magari son finiti li i sixties...
O han cominciato a finire, fate voi di nuovo...
Decadenza e paranoia quindi...tipo i Velvet e la selva oscura (New York probabilmente)
E per le masse, Bowie... ma qui di oscuro non c'era niente, almeno all'apparenza
Oh era una cosa tra il ridicolo e il magico...eccitante, favolosa, coloratissima...bambinesca addirittura...
Poi, improvviso, un interludio, una pausa salvifica e necessaria in mezzo a quello sguaiato cabaret.
Un buffo essere luccicoso, un folkie a ben vedere, imbracciava l'acustica e cantava parole inaspettate...cantava Brel...
E inaspettatamente il rock (rock?) tornava adulto...
A dire il vero c'era molto Brel anche in “Rock'n'roll suicide” con quella vita che sgarbata entrava dalla finestra e l'inevitabilità quasi religiosa delle cose di ogni giorno.
E anche con quel “tesori non siete soli”, quasi una citazione.
Qui però il luccichio e lo splendore glam, Bowie d'azzurro vestito, erano davvero meravigliosamente stridenti...e le parole come scolpite nella pietra...
Quelle parole, come tutti i contrappesi, avevano il sapore, il colore, la bellezza della necessità...
Ed erano bellissime...cercatele e converrete con me...dando magari anche un senso a questo schifo di recensione...
Mai ti saresti aspettato da quel magnetico coglione dai capelli rossi un numero del genere...
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