A due anni dalla pubblicazione del capolavoro The Thicket il nostro prof di composizione del Chicago Art Institute, dopo due pubblicazioni interessanti, una di minimal meditativo (Apertura) l'altra di folk barocco (Coxcomb), mette insieme altre 9 tracce che seguono grosso modo lo stesso canovaccio delle 9 del suo primo lavoro e degli affreschi pastorali del suo ultimo Coxcomb (suite di 17 minuti): parliamo di folk molto "alternativo".
Nella musica di David Grubbs di "folk classico" ci sono l'approccio e gli strumenti (comunque "eclettici", con tromba, fisarmonica, violino, banjo a seguito) ma le influenze spaziano dal prog, al pop, alla musica da camera, al raga, al post-rock (del quale lo stesso Grubbs è illustre esponente) incrociandosi in un folk artistico e creativo in cui ogni brano è un acquerello a sé: la struttura, la scelta degli strumenti e le fantasie sono sempre diverse per ogni "miniatura".
Se in The Thicket però questa componente artistica era predominante, a volte esasperata, in The Spectrum Between è annacquata in più voluminosi quantitativi di folk tradizionale. Il solo fatto che tre tracce abbiano lo stesso identico pattern chitarristico ("Whirlweek", "Gloriette" e "Show Me Who To Love") palesa l'opacizzazione di una composizione brillante. Si aggiunge una maggiore ricorrenza di modelli stilistici "canonici" come quello del folk-singer e un maggiore ricorso a dinamiche tipiche del pop, facendo abbassare quella carica di sorpresa che era presente in ogni secondo dell'album del '98. Un altro importante elemento di differenziazione rispetto a The Thicket è l'atmosfera, qui molto più rilassata e rassicurante.
Ma tralasciando queste considerazioni tecniche che, mettendo in luce le differenze tra un ottimo album e un capolavoro, finiscono per far sfigurare troppo anche l’ottimo album, abbiamo di fronte un eccellente connubio tra folk tradizionale unito a elementi "sperimentali" di radice specialmente post-rock (vedi Gastr del Sol, gruppo dello stesso Grubbs) che, essendo spostato di più verso la matrice folk risulta essere più comunicativo, esternando emozioni più immediate. Le melodie, messe sul piatto con pulizia sonora e tecnica cristalline tipiche di Grubbs, e gli scenari, sono sempre suggestivi e sembrano richiamare la malinconia di un tempo antico e incontaminato. David Grubbs qui si toglie la veste di alchimista visionario, pensa di meno ma medita di più, e in un certo senso quindi è anche più libero.
In definitiva, tra composizioni chitarra-voce laddove viranti più a umile folk classico ("Eagull and Seagull", "Two Shades of Green") laddove più a pop ("Whirlweek", "Show Me Who To Love"), scorribande per band folk-rock ("Gloriette"), suggestioni meditative con ensemble da camera ("Stanwell Perpetual"), passaggi più caustici e sperimentali ("Preface") ce n'è per tutti i gusti. Questa varietà è sempre tenuta saldamente assieme da un concetto art-folk indissolubile, da una forte vena malinconica permeante ogni brano e soprattutto dallo stile unico di Grubbs.
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