22 Giugno 1993 - 22 Giugno 2018

Sono trascorsi esattamente venticinque anni dalla pubblicazione del quinto disco in ordine "temporalesco" della band del geniale Chuck Schuldiner. Ho usato il termine temporalesco perchè davvero siamo di fronte ad un qualcosa di sbalorditivo; trame musicali complicate, con aperture melodiche spiazzanti da tanto efficaci. Uno dei massimi esempi di puro, devastante, intransigente Death Metal. Pubblicato lo stesso giorno di un altra pietra angolare del genere, ovvero Covenant dei Morbid Angel.

Individual Thought Patterns è l'unico album dei Death che possiedo nell'originale versione in vinile, con quel suono ancora più corposo, grezzo, affidabile, che ti stronca e ti abbatte.

Adesso qualcuno storcerà il naso, e non solo, sostenendo che ci sono già tre recensioni sul disco in questione. Ma le avete lette? A parte che una è stata eliminata dall'alta schiera gerarchica di Debaser perchè "copiata" da un altro sito musicale. E le altre due non mi sembrano particolarmente ispirate. Scritto tale doveroso preambolo inizio la mia pagina autocitandomi per dare immediata consistenza al mio farneticare in questa caldissima serata.

"E' il quinto album di Chuck Schuldiner, accompagnato da una line-up stellare, la migliore che abbia mai avuto il gruppo della Florida: Gene Hoglan alla batteria (inumano), Steve DiGiorgio al basso (non trovo termini adatti) e Andy LaRocque alla chitarra (Mister riff Heavy Metal). Ed è proprio la presenza di quest'ultimo che rende il feroce e compatto sound molto più "heavy", anche se non mancano le tipiche accelerazioni brutali che accompagnano i Death fin dagli esordi"

Chuck è sempre stato l'unico indiscusso padre-padrone della band da lui creata; pretendendo sempre il massimo dai suoi collaboratori e variando la line-up ad ogni disco pubblicato. Questa volta riesce a chiamare a se una formazione potente, coesa, tecnicamente non paragonabile a nessun altra band del periodo. Non me ne vogliano Carcass, Entombed, Morbid Angel, Dismember, Sepultura ma lo scettro di miglior album Death Metal del 1993 a parer mio deve essere assegnato, con ampio distacco, ai Death.

Dieci brani per quaranta minuti e qualche secondo; una sezione ritmica da paura con la gigantesca piovra umana di Gene capace di dettare delle ritmiche vertiginose senza mai cedere il passo grazie ad un drumming tempestoso. Coadiuvato dal basso di Steve che questa volta, a differenza del precedente Human di due anni prima, risulta udibile ed in primo piano per tutto la durata del lavoro. Il prodigioso dedalo uditivo viene completato dal lavoro binario delle chitarre di Chuck ed Andy; la violenta brutalità del suono della sei corde di Chuck ed i riff di classica suola Heavy Metal di Andy si compensano, si scontrano, si uniscono. Nasce un nuovo modo di intendere la Musica estrema con divagazioni che vanno addirittura a toccare il Progressive.

Un costante vertiginoso uragano musicale, sempre in controllo da parte della band; non c'è una sola nota fuori posto. Tutto è finalizzato per dare il meglio, per creare un muro sonoro stordende ed ossessivo. Come avviene nella sublime apertura del primo brano della raccolta "Overactive Imagination": cambi di tempo che si susseguono tra accelerazioni e rallentamenti continui. Il growl assassino e ringhioso di Chuck a chiudere il cerchio della perfezione.

Perchè questo è un disco perfetto, disarmante, annichilente.

E ad ogni nuovo ascolto la commozione si impossessa del qui presente DeMa: troppo presto abbiamo dovuto rinunciare alla creatività senza limiti del ragazzo della Florida...THE PHILOSOPHER...

Ad Maiora.

Carico i commenti...  con calma