Fantastico questo piccolo pazzo disco. I Deerhoof, giunti sembra all'ottavo disco (ma non si sente tale è la loro freschezza) prendono i cliché del rock e li sommergono sotto una forma tanto minimale quanto azzardata e fuori da qualsiasi canone prestabilito.

In effetti alla base della loro musica rimane un concetto base del rock in genere: quello di riff, il che contribuisce a renderli incredibilmente comunicativi al di là della loro genetica predisposizione al rumorismo. Un rumorismo che trascende ormai i "soliti" Sonic Youth, e che si rifà più che altro a una tradizione trans generazionale che passa per Fugazi, Pavement, Furry Things, Oneida, Blonde Redhead etc. A ciò si aggiunge la nipponica sensibilità, volatile e astratta, della cantante Satomi Matsusaki, la quale trasforma tutto in filastrocche surreali e fascinose, ma che forse è anche la maggior responsabile di un manierismo a tratti eccessivo che si respira ascoltando questo disco.

Nella maggior parte dei casi, comunque, i Deerhoof sono abbastanza umili da regalare all'ascoltatore null'altro che bellissime canzoni, sotto la scorza di arrangiamenti costantemente devianti. Bellissime canzoni che anche in quanto tali, fra le stralunate interpetazioni vocali della cantante e l'imprevedibile comunicatività della parte strumentale, rimangono fortemente personali. Nei momenti migliori, in conclusione, niente di più e niente di meno che un bellissimo (quasi) capolavoro Pop e uno dei dischi più sinceramente intelligenti ascoltabili negli ultimi anni.

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