"Peace", secondo singolo tratto dal loro "Sounds Of The Universe", si presenta probabilmente come la perla dell'ultimo capolavoro che l'ormai famosissimo trio di Basildon ci regala. I toni lirici e corali del pezzo lo rendono immediatamente uno dei cavalli di battaglia live del concluso "Tour Of The Universe", uno dei momenti topici nel quale lo stadio diviene un tutt'uno con loro, i Depeche Mode. Strutturalmente il brano è piuttosto semplice e lineare, l'intro di synth-bass ricorda volutamente quello di "See You" del 1982, ed è per questo, oltre all'uso magistrale di sintetizzatori analogici e drum machine "d'annata" che il pezzo colpisce l'attenzione dei più nostalgici e vecchi fan della band. L'arrangiamento e la qualità sonora sono segno di una maturità consolidata grazie ad una carriera trentennale. I suoni sembrano realmente provenire dallo spazio, come la voce di Gahan che, equalizzata al meglio, raggiunge vette molto alte.

Il ritornello si arricchisce poi dei controcanti di Gore, ormai maestro nel tessere melodie struggenti ed accorate. Come se non bastasse il tutto è coadiuvato dalle onnipresenti tastiere, vere protagoniste del pezzo, sulle quali si arrampicano armonie grandiose tra le più belle mai uscite dalla penna di Gore. Il testo, criptico e minimalista quanto basta, è un inno alla ricerca della pace interiore con conseguente abbandono dei rimorsi che impediscono di andare avanti e di rendere il passato tale. In conclusione non posso dire altro che non sia futile, nel descrivere una delle più belle canzoni di quello che secondo me è il più grande gruppo mai esistito nella storia della musica.

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