In dialetto lombardo “Diaul” sta a significare diavolo e quale musica se non quella heavy si addice maggiormente a un nome del genere? Bene, eccoci quindi dinnazi a questi Di’Aul e al loro “Garden of Exile”, album che mette subito in chiaro la sua vena southern/sludge sin dalle prime battute. Non è un album per tutti, direi quasi che andrà a toccare la nicchia della nicchia di chi è solito ascoltare musica metal. Il perché è presto detto: questo combo pavese se ne fotte bellamente di cosa funziona e cosa no nel music business, facendo ciò che fondamentalmente amano. Un manipolo di musicisti cresciuti con Eyehategod e Crowbar in rotazione costante e senza ombra di dubbio bravi nel saper trasmettere quel clima ostile nelle loro composizioni.”Garden of Exile” è un lavoro ostile all’ascolto, dal suono ruvido e che non vede al suo interno potenziali hit radiofoniche. All’interno dei loro brani si nota quanto questi musicisti siano attenti conoscitori di un genere per pochi eletti, chitarre dai riff sporchi e ultra pesanti, cantato sgraziato e ruvido e, ciliegina sulla torta, una produzione tutt’altro che cristallina. Come detto in precedenza gli Eyehategod sono il punto focale dal quale sembra essere nato il tutto, con quella naturale predisposizione verso ciò che la maggior parte delle persone definirebbe musica inascoltabile. Una band dall’animo nero questi Di’Aul, come dimostrano titoli come “Funeral blood”, “Mistery Doom” e Black Snake Voodoo”, perfetti per dare ancor più fascino a un progetto fin qui interessante. Se anche voi siete affascinati da questa tipologia di lavori eccovene servito uno orgogliosamente made in Italy.

Carico i commenti...  con calma