Dismember: Death Metal. Potrebbe già bastare; ma due parole le aggiungo.
Nome della band e titolo dell'opera danno da subito le coordinate musicali del quarto disco degli svedesi; aggiungendoci un artwork piuttosto esplicito in tal senso. Con teschi ed immagini truculente disseminate anche nel booklet; una solenne e rabbiosa dichiarazione d'intenti.
Il precedente disco "Massive Killing Capacity" aveva visto la band percorrere strade più melodiche; con il nuovo lavoro tornano al Death Metal old school. Chitarre crushing alla Entombed, velocità impressionante, un cantato growl da nero abisso; guerra, sangue, immane violenza le tematiche dei testi. Un album compresso, compatto e bestiale: l'ultimo intransigente parto dei Dismember; poi un comunque onorevole declino.
Produzione e mixaggio affidati al batterista Fred Estby; suoni volutamente cupi e grezzi. Una sequenza di brani allucinanti senza curar troppo tecnicismi vari. Non ne hanno bisogno.
"Of Fire", "Trendkiller", "Misanthropic", "Let The Napalm Rain": le prime quattro canzoni sono un qualcosa di sconvolgente, raramente udito in precedenza non solo riferendomi alla band ma a tutto il Metal estremo di quegli anni. Una dozzina di minuti virulenti, spaccaossa e spaccatimpani.
Il disco procede allo stempo indemoniato modo, provate ad ascoltare la colossale mazzate di "Killing Compassion" (CENTODIECI secondi di puro terrore), fino ad arrivare alla sbandata melodica di "Silent Are The Watchers" con quel riff portante di chitarra e relativi assoli di matrice maideniana!!
Si chiude con "Mistweaver": rallentano il passo, senza perdere un grammo di pesantezza e di compattezza. Un brano dalle sepolcrali movenze Doom.
Ad Maiora.
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