Ahahahahaha… scusatemi so che iniziare una recensione con una risata non è che sia il massimo dell’educazione nei confronti dell’artista e magari non denota neanche una grande intelligenza, ma perdonatemi non posso fare altro che ridere all’ascolto di questo coso.
L’obbrobrio che tratteremo nella recensione risponde al nome di “Cycle Of Zero”, ultimo lavoro dei finlandesi Divercia, gruppo dietro al quale si nascondono gli ex-progster Lost In Twilight, che avevano deliziato le nostre orecchie, ben nove anni fa, con il disco strumentale “Descending Mist” e che ci avevano fato sperare davvero bene.
Dopo il cambio di moniker avvenuto nel 2002 e dopo aver colmato la mancanza di un vocalist adatto allo stile musicale, questi giovani musicisti decidono di cambiare rotta musicale, proponendoci un death metal plasticoso e finto dalla prima all’ultima nota, infarcito per altro da inserti power (qualcuno sta già pensando ai Children of Bodom?) e qualche accenno pseudo progressivo, messo a caso durante le composizioni giusto per non rinnegare totalmente il proprio passato.
Dopo il discreto secondo debut album del 2002 intitolato “Modus Operandi”, si riaffacciano questi simpaticoni nel 2004 con il prodotto che si trova al centro di questo scritto dimostrando di aver perso tutte quelle qualità positive che me li avevano fatti apprezzare in precedenza, quindi via ad un festival di banalità, dove compaiono continui richiami alla band di Alexi Lahio con dei risultati davvero pessimi, come si può ammirare nell’opener “of Steel and Man” o in “Cycle Of Zero”; quando si cerca di spingersi un po’ al di la del puro plagio si cade in tentativi altrettanto patetici di far convivere delle basi musicali potenti con delle linee vocali alla H.I.M. o giù di lì.
Davvero poco quindi da salvare, i momenti migliori si vivono quando i Divercia tornano a calpestare territori più vicini al progressive metal ricco emotivamente del periodo Lost In Twilight, come in “Start At The End”, che pur non presentando elementi che possano attirare particolarmente l’attenzione, risulta comunque essere decisamente gradevole.
Riguardo al piattume a cui si viene sottoposti non sprecherei altre parole, sprecandone invece qualcuna per la buona prestazione strumentale della band, che si dimostra in possesso di capacità non indifferenti dal punto di vista esecutivo. Sperando che nel futuro riescano a sfruttare queste capacità in maniera più proficua non mi resta che sconsigliare caldamente un prodotto che non ha il groove necessario, né l’originalità per essere considerato anche solo sufficiente.
Tracklist:
1)Of Steel And Man
2)Iron hearted Glass
3)Overwhelming
4)Cycle Of Zero
5)Underground
6)7.62
7)2nd Ghost
8)Start At The End
9)God For End
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