Deposte catene e borchie, appeso all'appendiabiti il giaccone di pelle (si lo so siamo a giugno, ma lo stile prima di tutto), con un buon boccale di birra doppio malto e appoggiato alla sua fedele ascia incaricata di seminare morte e distruzione tra emo e truzzi, il nostro "true metaller" sente l'ineluttabile voglia di ascoltare un cd black.

Scorrendo tra i vari "In the Nightside Eclipse" e "Transilvanian Hunger ", però nota un cd impolverato, comprato in chissà quale occasione a buon prezzo, magari in preda ai fumi dell'alcol, più per il nome che per conoscenza del gruppo.

Questo cd s'intitola "666 International" ed è opera dei Dodheimsgard, nome misconosciuto a tutti quelli che si ascrivono alla categoria sopra citata.

Inseritolo nel suo stereo/personal computer  si trova di fronte al primo pezzo dell'album "Shiva Interfere", e capisce che qualcosa non va.

Dov'è il blast beat, dove sono le chitarre formato zanzara, dov'è la pessima produzione tanto lui cara?

Qui c'è solo un intro claustrofobico di synth, che già potrebbe portare all'immediata archiviazione del cd tra gli scarti da riservare ai "Non true metaller" .

Tuttavia, i soldi spesi infondono di coraggio il nostro eroico metallaro, che prosegue nell'ascolto, scontratosi con un cantato in clean, più adatto ad un brano new wave che black metal...fine.

Cd disinserito dallo stereo/personal computer e buttato in un angolo ad accumulare polvere, pronto ad essere riutilizzato per sistemare magari un tavolino sbilenco.

Noi invece continuiamo, siamo pagati per farlo? No, ma la curiosità è forte, e iniziamo a scoprire le vere qualità del cd, che consistono appunto nell'incessante mescolanza di generi: black, industrial, ambient, clean e scream, tastiere e doppio pedale, vorticosamente si alternano durante ogni brano, travolgendo l'ascoltatore con una furia insospettabile oramai, creduta scomparsa da tempo a favore delle melense canzonette commerciali che lobotomizzano l'uomo del ventunesimo secolo.

Nota di merito alla copertina, chi non è completamente a digiuno di black capisce già da questa che foreste innevate e fiordi gelidi hanno lasciato il passo all'inferno di vetro e cemento delle grandi metropoli. 

Cd da ascoltare non sotto un cielo stellato, ma d'inverno nell'apparente quiete notturna di una città affollata e asettica. 

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