Don Bluth (El Paso, 1937) aveva dato lustro a casa Disney lavorando alla realizzazione di "Robin Hood" (1973) e, soprattutto, "Le avventure di Bianca e Bernie" (1977). Dopodichè, essendo quello il cosidetto Medioevo disneyano, decise, insieme ad un nutrito gruppo di seguaci, di uscire dal mondo dorato della Disney e di proseguire l'attività in proprio. Naturalmente con tutti i rischi che ne conseguivano, compreso il fatto di dover competere, sul piano commerciale, con una casa di produzione sì in crisi ma pur sempre kolossal.
La vulgata sostiene che il suo film migliore sia "Brisby e il segreto dei Nimh" (1982), uno sparuto gruppo di trentenni è affezionato al discutibile "Anastasia" (1997). Io, nel mio piccolo, sostengo invece che il suo miglior film sia "Alla ricerca della valle incantata" (1988) film che produsse, inconsapevolmente, la bellezza di 13 seguiti uno peggio dell'altro (in nessuno di questi compare l'opera di Don Bluth).
Il film venne prodotto dalla potente coppia Lucas/Spielberg ed infatti fu un successo. Chissà che non sia stato il film che abbia ispirato lo stesso Spielberg a realizzare, cinque anni più tardi, il long-seller "Jurassic Park". Infatti l'opera tratta di dinosauri e ricerche di una mitizzata, in realtà esistente, valle incantata dove brontosauri, pterodattili e sauri vari possono vivere in pace ed in armonia lontani dalle catastrofi naturali e dai temibili tirannosauri.
Lucas e Spielberg pretesero ed ottennero che gli angoli più violenti venissero smussati o addirittura cassati, tanto che il film dura poco più di un'ora. Ciò che rimane è un operina gentile, a volte un po' crudele (la morte della mamma del protagonista), fatta di buoni sentimenti e personaggi secondari azzeccatissimi.
Il protagonista, Piedino, si muove con buffa disinvoltura in una preistoria rosso fuoco in cui l'amicizia e la forza di volontà sono più forti di qualsiasi avvento avverso, e dove chiunque può ritrovare il proprio senso dell'esistenza. La vita sotto forma di percorso di crescita, nulla di nuovo, ma raccontato con un garbo raro ben consci che le opere destinate ad un pubblico infantile debbano rimanere tali senza contaminazioni inopportune. Spettacolo di altissima classe, a volte un po' derivativo dallo stile Disney, ma tant'è, ci si diverte lo stesso.
Chiunque sia nato e cresciuto a cavallo fra gli anni '80 e gli anni '90 (come il sottoscritto) avrà, della valle incantata, un ricordo tanto indelebile quanto dolcissimo. I dinosauri pre-Jurassic Park, meno realistici ma di una dolcezza infinita. E ci si commuove anche.
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