Giravolteggevolmente.
Un qualche dio del groove deve aver baciato o quantomeno carezzato, in un giorno pressappoco indefinito degli inizi della settima decade del secolo duodecimo, il trombettista di Detroit Donald Byrd, hardbopper della prima ora e funkeggiatore glitterato della seconda.
(Allo snodo tra i due, tra il pre-bacio-del-dio-del-groove ed il post-bacio-del-dio-del-groove, cavalieri etiopi fanno mossette.)
Amorevolmente & a calci in culo, s'intende.
Fatto sta che ha funzionato.
Fatto sta, anche ammettendo che un dio del groove non esista, che Byrd se n'è escito ex abrupto (l'anno prima del [aggiungere aggettivo esagerato] H. H. di H. H.) con questo agile dischetto, pesantemente sincopato e di tastiere ornato, veleggiante a spron battuto e di buona lena, oggetto cont(ro)undente da metter sù, in rigoroso atteggiamento auricolare di chi tace e ascolta, per smuovere ogni possibile culo.
Attendere seduti che cambi il mondo non è certo come smuoverlo e sconquassarlo dal di dentro, il culo ondeggiande del mondo: meglio segnarne con volo funky l'orizzonte e far di tutto per non restarsene fermi a braccia conserte.
Seguiva la moda? Ecchissenefrega.
L'imperatore (il Negus) d'Etiopia ha richiamato uno stuolo di bellimbusti, tutt'aduntratto, salterini & danzerecci. Fischiando: orsù.
Fremete una mezz'oretta con loro, vedrete che giravolteggiamento.
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