Quell'ossuto e spigoloso dj che appare sulla copertina del disco fotografato alle 4.10 del mattino in un'angusta stanza di una stazione radio americana, se non mi ha salvato la vita, l'ha resa senza dubbio migliore.

All'epoca di questo maturo debutto, il sodalizio artistico con Walter Backer era finito. Fagen, uomo dal carattere non facile e poco incline a sposare le ragioni del music-biz, decide di chiudere in bellezza una fase della sua vita con "Il volo notturno". Ci vorrano ben undici anni per ascoltare un altro suo lavoro ("Kamakiriad" 1993) e circa venti per rivedere gli Steely Dan ("Two against Nature" 2000).
"The Nighfly" non sembra presentare novità eclatanti rispetto alle produzioni con il suo sodale Becker. La formula è quella che in tanti hanno tentato di ripetere, senza mai riuscire a raggiungere gli stessi esaltanti risultati (forse i Prefab Sprout sono quelli che si sono di più avvicinati): jazz, pop, blues, soul, che si fondono , dando vita a canzoni senza tempo. Ma in "Nightfly" vi è qualcosa in più, un fascino difficilmente spiegabile; una sorta di magia che tutto avvolge che forse è il segno della perfezione.
L'album è un "concept". E' un viaggio nella memoria dell'artista: l'America alla fine degli anni '50 vista attraverso gli occhi di un adolescente di periferia; un Paese con i suoi contrasti, con le sue angosce crescenti (la "guerra fredda"), ma anche con i suoi ingenui desideri e le fantasmagoriche promesse. Il "volo" non sarebbe completo, però, se non si spingesse tra le tante culture musicali presenti negli States, soprattutto in quella afro-americana, che nelle canzoni di Fagen coesistono armoniosamente.
Tutti e otto i brani andrebbero citati, a cominciare dalla cover "Ruby Baby", evergreen della premiata ditta Lieber & Stoller, che ti proietta nei fumosi nightclub dell'epoca, al singolo "New Frontier", blues elettrico ironico e ritmato, con un imbranato adolescente alla scoperta dell'altro sesso come protagonista. Ma è con la title track e con "Maxime" che Donald dà il meglio di sé.

In "Nightfly" ci racconta le fantasie di un intrattenitore radiofonico, quello della cover, innamorato del buon jazz e della notte. "Maxime" è una delle migliori ballad che siano mai state scritte, con l'apporto decisivo del sax di un giovane Michael Brecker. Ma nel disco non c'è solo Brecker: c'è Porcaro alla batteria, Marcus Miller al basso, Larry Carlton alla chitarra, Omortian e Philliganes che si alternano alle tastiere, solo per dire dei più famosi.

Tutto questo fa del primo disco solista di Fagen una pietra miliare non solo del pop anni '80, ma probabilmente dell'intera storia della musica leggera.

Carico i commenti...  con calma