Gli americani Dopethrone giungono al sesto album nel 2024, in 15 anni di attività, tanti anni sono passati dal loro primo vagito discografico “Demonsmoke” del 2009 e lo fanno con questo nuovo full-lenght intitolato “Broke Sabbath” composto da 7 tracce per la durata complessiva di 39 minuti. Il loro è uno Sludge Metal dai forti connotati blues e Stoner.
Il brano d’apertura “Life Kills You” è un pezzo anthemico ben strutturato con quella sua urgenza punk-blues e il cantato in screaming è acido e corrosivo ma mantiene sempre una certa dose di melodia. “Truckstop Warlock” è un doom metal cupo ma che conserva sempre quella sua urgenza punk fatta di riff ai limiti dello stoner più trascinante e risulta lanciata come un treno in corsa senza conducente. Punk-blues-sludge di pregevole fattura che riscontriamo anche nella successiva “A.B.A.C.” con una intro parlata e il subentrare di un riff potente e sabbathiano, un pezzo doom della durata di 7 minuti dove il cantato ben amalgato con la sezione ritmica fa il suo sporco lavoro, è come addentrarsi nella fanghiglia di un metal cupo ma mai troppo estremo, il tutto ha un che di catchy e melodico che fa rimanere i brani in testa. A fine traccia troviamo anche un bell’assolo fatto di wah-wah stordente e acido mentre la sezione ritmica avanza forsennata e precisa fino al finale abrasivo.
“Shlaghammer” ha un riff dalle dinamiche blues-stoner con il cantato aspro e arcigno del cantante, fino a metà pezzo dove i tempi rallentano e ha lo spazio un altro bell’assolo di chiara matrice sabbathiana, il pezzo si chiude con un giro di basso distortissimo che fa da preludio a un doom metal d’assalto e paludoso. “Rock Slock” è come ascoltare i Motorhead sotto acido, 8 minuti lisergici dai tempi veloci con assoli e riff di chitarra che rendono questo pezzo una cavalcata iper-distorta. “Uniworse” e “Sultans Of Sin” mantengono quei tempi a rotta di collo che fanno dello stoner e dello sludge metal i loro alfieri con quel feeling blues che ti fa davvero amare l’intero album con assoli in stile Iommi che si presentano via via lungo il percorso e la voce in screaming che dona cupezza e oscurità alla matrice dei pezzi davvero ben costruiti e che donano frammenti di puro divertimento e cazzeggio a questo “Broke Sabbath”.
Davvero un buon lavoro sotto tutti i punti di vista, un bel ritorno allucinato e drogato quello dei Dopethrone che non mancherà di certo di fare nuovi proseliti.
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