First and above all there is the VOICE, this VOICE” scrive Jose Niza nel libretto di “Caminhos” per presentare al pubblico il terzo CD di Dulce Pontes.

C'è stato un periodo nella mia carriera di acquirente di dischi in cui ascoltavo solo musica che veniva dal Portogallo. Non so come, non so perchè, ma il fado mi aveva totalmente soggiogato. E Dulce Pontes fra gli artisti portoghesi era ed è la mia preferita. Sentii per la prima volta la sua “VOICE” qualche anno fa. Avevo comprato una compilation di canzoni portoghesi vecchie e nuove per conoscere questi artisti che cantano amori disperati consumati sulle rive del Tago, il grande fiume che bagna Lisbona prima di gettarsi nell'atlantico. Fù anche la prima volta che ascoltai le molte “lagrimas” piante da Amalia Rodriguez nella sua “Estranha forma de vida”, le note candide di Vitorino e di Carlos Paredes, l'eterea, impalpabile saudade dei Madredeus e le corbellerie di Carlos Maria De Trindade (scusate, ma nutro nei confronti del “nuovo” tastierista dei Madredeus un antipatia che non si spiega a parole...).

Certo, era tutto molto bello (Trindade a parte), ma il meglio stava nell'ultima traccia. Nell'ultima traccia c'era Dulce. Una chitarra suonò una melodia iberica popolaresca e piena di dignità, poi sentii una voce: non era il canto fine a sé stesso di un usignolo e neanche il tragico lamento di chi si strugge per un amore non corrisposto, sebbene proprio quello fosse l'argomento della canzone. Quella di Dulce è una voce che sa essere languida e furiosa all'interno della medesima frase; una voce che ha il tono egocentrico di chi anche in un caso disperato, non dimentica sé stesso e dimostra di sapere il fatto suo... La canzone era “Lela” da Caminhos... Il passo successivo fu l'acquisto del disco che conteneva quella meraviglia. E la scoperta che Dulce Pontes non è solo fado, fu piacevole a dir poco.

In “Caminhos” Dulce presta la voce a Pessoa. Per “O infante” ha composto una musica figlia di Bizet, orchestrale, latina, dall'incedere fiero ma non meramente celebrativa. Un connubio tra musica popolare e poesia che raramente ho trovato più efficacemente espresso. La seconda traccia è “Mãe Preta”, brano interpretato anche dalla regina del fado Amalia Rodriguez e qui non si può non fare una piccola considerazione: dalla fine degli anni ottanta-inizio anni novanta, cioè da quando nuove interpreti del fado si sono affacciate alla ribalta (Teresa Salgueiro, Misia, Bevinda, la stessa Dulce) i critici portoghesi si sono affannati per trovare la degna erede di Amalia. Ora, va da sé che, per conto mio, questo posto spetta di diritto a Dulce, ma quei critici la pensavano diversamente. La Pontes era infatti la meno quotata nel novero delle nuove dive del Portogallo. E questo perchè? Perchè nel 1992 partecipò all'eurofestival con un brano pop. Puristi questi critici... Col passare del tempo Dulce raggiunse un grande successo internazionale con le sue esibizioni e le colonne sonore di due film (“Brisa do coração” di Ennio Morricone, per il film “sostiene Pereira” e “Canção do mar” per “schegge di paura” con Richard Gere). Per non parlare del suo secondo CD “Lagrimas”... Ma per quei critici parrucconi la Pontes rimaneva quella che aveva cantato all'eurofestival... Du palle questi critici...

Comunque... torniamo al disco: alla tradizione del fado si legano i brani “Fado Portugues”, “Gaivota”, “A Ilha do meu Fado” e “Verdes anos”. Poi Dulce si unisce a un coro di voci bianche in una sorta di filastrocca infantile (“Senhora do Almortao”). C'è anche un tango sensuale (“Hora de Fechar”), e un paio di episodi materni e consolatori: “Filho Azul” e “Cantiga da tierra”. Il finale di quest'ultimo è travolgente: ci sono percussioni, flauti, voce, tastiere e una cornamusa. Un guazzabuglio mai caotico, anzi ordinato da quell'ordine femminile che caratterizza tutto l'album. “Ferreiro” è una vera e propria esplosione di allegria e spensieratezza di cui raramente si trova l'eguale nella musica portoghese... Infine in “Porto”, un duetto con la chitarra di Leonardo Amuedo, Dulce usa la voce come un virtuoso usa il suo strumento: ansima, vibra, gioisce, si lamenta e poi desidera, anzi pretende senza nessun bisogno di spiegarsi a parole...

Oh, la recensione del disco sarebbe finita qui. Chi è stanco di leggere può smettere, ma a chi vuole continuare, racconto un altra cosetta o due.

Un ulteriore passo nella mia personale “conoscenza” di Dulce l'ho compiuto vedendola dal vivo. Successe qualche tempo dopo aver comprato “caminhos” e non mi stupì più di tanto scoprire che il suo modo di porsi sul palco era decisamente diverso rispetto alle altre interpreti del fado: voglio dire, le interpreti del fado sono sempre intabarrate in abiti lunghi, dritte, composte davanti al microfono, contornate da chitarre e chitarrine, orgogliose ed altere come la loro musica esige. (vedi Teresa Salgueiro per esempio). Ma a volte paiono anche irrangiungibili (vedi ancora Teresa Salguieiro) e questo la loro musica non lo esige per niente, anzi...

Fortunatamente la musica di Dulce è più divertente e sul palco è più disponibile. Quella sera portava un abito bianco, leggero, comodo e non stette ferma un minuto. Ballò, saltò e cantò a piedi nudi per due ore filate. Un vero spettacolo al quale non mancò il numero “ora faccio cantare il pubblico” tipico dei concerti rock. Solo che, invece dei soliti “tarari, tarara”, la Pontes pretese che noi giù in platea ci impegnassimo in alcuni gorgheggi degni di un soprano. E fece pure una buffa espressione di disappunto quando s'accorse che ogni tentativo era vano... Brava e simpatica Dulce... Poi... sarà successo a tutti voi di andare a un concerto e di rimanere delusi perchè il gruppo o il cantante non ha cantato la vostra canzone preferita... Ebbene, Dulce quella sera non ne voleva sapere di farmi ascoltare “Lela” . Così quando, nei bis, fece il numero “juke box” e chiese quale canzone eseguire, io mi alzai e urlai “LEEELAAAA”... Lei mi guardò, fece una faccia come a dire “Ma certo, perchè non ci ho pensato prima..”, confabulò con i musicisti e attaccò “Lauridinha” dal CD “Lagrimas” ...

Vabbè, è bella anche quella, via... Alla fine del concerto fra gli applausi e le ovazioni, un signore le allungò un mazzo di fiori e lei per ringraziarlo lo abbracciò e baciò con un trasporto che sembrava quasi che se lo volesse violentare... Brava, simpatica, generosa, amorevole Dulce... Il signore era un po' confuso, sua moglie incazzata e io un po' invidioso.

Oh, non c'è mai un fiorista nei paraggi quando ne hai bisogno...

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