A volte è bello reincontrarsi.
In quegli anni, in Italia nasceva debaser.it, esisteva una scena rock che alzava la voce attraverso il carrozzone del festival Tora! Tora! che andava su e giù per l’Italia nei mesi estivi, e le ferite targate 2001 non cessavano di sanguinare.
Io, in mezzo a questa baraonda, con la testa e gli ormoni in subbuglio, in quegli anni cercavo di maturare e formarmi in qualche modo.
E all’università saltavo alcune lezioni per andare a vedere le immagini dei grandi classici del cinema.
Inoltre, frugavo avidamente tra le filmografie di registi premiati da alcuni festival: Lynch, Von Trier, Moretti, Wenders e Emir Kusturica. Mi hanno fatto tutti compagni per vari anni.
Poi alcuni sono rimasti e altri sono andati via. Come gli amici.
Ieri ne ho reincontrato uno, uno che non vedevo proprio da allora.
A volte è bello reincontrarsi.
E no, non è solo l’effetto nostalgia. E neppure, è vero, in questo caso, che l’indeterminatezza del ricordo avesse reso il tutto più piacevole. Non mi mancava granché.
Il fatto è che Jagoda, fragole al supermercato, scritto e diretto da Dušan Milić e prodotto da Emir Kusturica, era proprio il film che faceva al caso mio; racconta la storia di un sequestro, uno dei più improvvisati e improbabili, all’interno di un supermercato americano appena aperto in una città serba; è come quel pomeriggio di un giorno da cani in salsa slava, retta sulle antitesi. Dentro e fuori, presente e passato, apparenza e verità.
In questo supermercato tutto è nuovo e accattivante, seducente e colorato. Dentro, ci sono delle commesse che aspettano il principe azzurro, una truccata e aggressiva, l’altra, Jagoda, acqua e sapone e romantica.
Dentro, c’è stata una nonna respinta dalle casse in malo modo e c’è un nipote, Marko, ex soldato e rapitore goffo e maldestro.
Fuori, c’è un negoziatore, diplomatico e conciliante, e ci sono le truppe d’assalto, le teste di cuoio, pronte a fare irruzione.
Nell’interagire tra loro, i personaggi, dagli animi esaltati e inaspriti, danno vita a surreali errori e gaffe, beffe e prese in giro, in mezzo a cui trionfano, paradossali e grotteschi, i sentimenti.
E, in questa situazione di stallo, coi poliziotti fuori e gli ostaggi dentro, in modo tragicomico vengono anche al pettine alcuni nodi di questa democrazia e questo capitalismo di importazione.
È una commedia ritmata dalle musiche della No smoking Orchestra con Kusturica, che, a momenti, la folla divertita, e ormai tutta dalla parte del rapitore, suona a mo’ di accompagnamento.
È, infine, un film comico e demenziale, grottesco e pieno di simpatia e pietà per tutti i protagonisti di questa vicenda.
Da recuperare. Insomma, è stato un bel reincontrarsi, Emir.
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