Come il tempo di vita di una farfalla così la storia discografica del trio newyorkese Earth Eitghteen inizia nell’autunno del 1995 con la pubblicazione dell’album “Butterfly” e si chiude rapidamente (e inspiegabilmente) nell’inverno dello stesso anno. Sostenuti e applauditi dalla critica (allora tutti alla ricerca spasmodica del The Next Big Thing post Nirvana, e in pieno revival anni 70 col Britpop), la ricetta che proponevano gli Earth Eigtheen consisteva in un ritorno spudorato alle origini del glam rock e alle visioni futuristiche e fantascientifiche dell’immaginario science fiction (“Earth 18” è il titolo di un racconto sci-fi del ‘66 di Frederick Pohl).
Nonostante i trascorsi nell’hardcore punk del vocalist Jon DuPree nei Void, del bassista Graham McCulloch e del batterista Mark Kermaj nei Negative Approach, l’approdo dei tre al glam rock significò non solo una ripresa dell’abbigliamento glam in stile spaziale, con tanto di trucco e capelli coloratissimi, ma musicalmente fu soprattutto un omaggio dichiarato a Marc Bolan.
Jon DuPree più che in Bowie, vedeva nello stile di Marc Bolan un modello insuperato di composizione pop tra oltraggio e orecchiabilità, e che ritroviamo come obiettivo centrato dagli stessi Earth Eigtheen con “Butterfly”. Un album d’esordio che subito fece storcere il naso a quanti vedevano in loro l’ultima novità dopo i Nirvana (in effetti, avevano ragione, non lo furono affatto) ma che tuttavia non ci sentiamo di gettare definitivamente nel dimenticatoio.
Ad esempio The Fall Divine è una love ballad tuttora stupenda; Blood Revival 99 è una storia di vampiri spaziali dedicata al mondo dei T. Rex; così come il classic-rock teatrale di Dolores Haze e di Goin’Steady, e le sintesi glam metal di Dahlia, The Girl With The Downward Smile, Maximum Teenage Overdrive ecc. Insomma, un gruppo che avrebbe potuto davvero sfondare proseguendo su questa strada ma che si è dileguato fin troppo presto nonostante le potenzialità e le idee tutte presenti in questa unica prova della loro carriera. Peccato!
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