"Quando ti alzi e ti senti distrutto
fatti forza e va' incontro al tuo giorno
non tornar sui tuoi soliti passi
basterebbe un istante"
A volte è sufficiente la strofa di una canzone per esprimere quello che mille parole di un discorso qualsiasi non saprebbero fare. I quattro versi di quella strofa, immediati, diretti e sinceri, risultano ancora oggi di una carica disarmante. In un presente dominato da interminabili liriche rap, dove spesso non si dice niente, una canzone come Un Giorno Credi di Edoardo Bennato sembra essere oro colato. Ma non solo in rapporto ad altri generi e ad altri artisti. La canzone in sé è già un piccolo capolavoro, di quelli che un autore può permettersi una volta sola in carriera. Ed è la forza della semplicità universale di un testo la formula vincente di un brano sempre valido, probabilmente anche tra cent'anni. Così Bennato dà vita a una canzone potente, senza ricorrere alla retorica o a quella mielosità dove spesso la musica italiana si è rintanata. Un Giorno Credi parla alla seconda persona singolare, parla a me, a te, allo stesso autore; un vero e proprio atto di forza di volontà, un incitamento a non lasciarsi andare, a essere in grado di dare una svolta decisiva alla propria vita. In un climax concitato, sorretto splendidamente da un'orchestra esplosiva, si fanno largo le parole scritte da Patrizio Trampetti, dapprima rivolte probabilmente a un soggetto ancora malleabile, in grado di poter cambiare in meglio la propria esistenza, infine rassegnate verso chi ha deciso di buttarsi via, a chi passa il proprio tempo a raccontare continuamente bugie agli altri, a sentirsi già finito, morto dentro.
"Mentre tu sei l'assurdo in persona
e ti vedi già vecchio e cadente
raccontare a tutta la gente
del tuo falso incidente"
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