I presupposti
La sezione “Quadri” (arte figurativa, scultura, architettura) di Debaser risulta, ad oggi gennaio 2010, la più negletta del sito tutto: pochi gli autori, scarni i commentatori, minimi i visitatori.
Ad onta delle aspettative della Direzione e della Redazione del sito, sembra tuttavia che questa lodevole iniziativa fosse fin dall’origine vocata ad un certo insuccesso.
Le ragioni sono evidenti, sol che si conosca la natura della c.d. “utenza media” di Debaser e lo stato della cultura italiana in questo primo scorcio di nuovo secolo.
L’utenza media, forse anche per disfunzioni di un sistema scolastico caratterizzato per numerosi decenni dalla prevalenza della cultura marxista, non è composta da soggetti dotati degli strumenti concettuali idonei ad una seria analisi dell’arte figurativa, e per una sua attenta e consapevole fruizione.
Essa è composta da soggetti in grado di descrivere, talora anche dignitosamente, arti musicali e cinematografiche contemporanee, rispetto alle quali non è indispensabile essere in possesso di particolare finezza ed educazione per ottenere dei risultati positivi.
Esemplificando, per discettare sul contenuto di un album di pop o rock non devo necessariamente conoscere la storia della musica, e la tecnica musicale, essendo sufficiente, e stilisticamente agevole, puntare sull’emotività, sull’empatia, sulla polemica, addirittura sul parossismo di certi fakes adusi a rovesciare i termini del discorso dicendo bene d’opere indifendibili, alla stregua dei sofisti rispetto all’elogio di Elena di Troia. Lo stesso valga per un film, o, similmente, per un libro.
E’ la cosiddetta “soggettività” di Debaser, che tuttavia implica delle conseguenze inattese, prezzo della libertà del recensore, e del contenitore di libertà che è questo sito.
Per essere un buon recensore di queste opere, devo, nella sostanza, essere un semplice “consumatore” di espressioni artistiche riproducibili, e, dunque, di beni materiali mercificati, ridotti, marxianamente, a beni d’acquisto.
Musica e cinema come prodotto di massa, riproducibile ed a disposizione di chiunque ed in qualunque luogo, hanno indotto la creazione di una cultura di massa (il che non ci porta troppo distanti da banali analisi sociologiche ed antropologiche), ma anche, e soprattutto una “contro-cultura” di massa, in cui il pensiero non sfugge all’alternativa di rispecchiarsi nei valori che pretende di combattere enfatizzandone l’efficacia comunicativa ed amplificando il loro messaggio, o di metterli alla berlina con prese in giro al dunque fini a se stesse che portano verso un dadaismo nichilista.
Cultura e contro cultura che oggi sono veicolati soprattutto attraverso nuovi mass-media come internet, nel quale un contenitore come Debaser finisce per essere catturato: come contenitore aperto a tutti, esso è necessariamente una funzione di tale fenomeno, di cui riassume i pregi, ma anche i difetti ed i limiti.
In simile contesto, la fondazione di DeLo Channel, come canale tematico dedicato all’arte a cura dell’utente De Lorenzo, sembra essere l’occasione per riportare la predetta sezione del sito ad un livello espressivo adeguato, svellendo alle radici l’idea di cultura di massa e di comunicazione di massa della cultura, proprio all’interno di un mass-media come Debaser.
Il metodo
L’arte, intesa come oggetto e concetto, è ineffabile, si basa su premesse stipulative e nominalistiche del tutto variabili, in base alle persone, ai tempi e alle mode, essendo in sintesi una funzione della Storia e della manifestazione dello Spirito nella Storia.
Questo non vuol dire, tuttavia, che attorno all’arte non si possa o debba disquisire, depotenziando l’oggetto per dire tutto il “dicibile”, nell’ottica nichilista che abbiamo già visto essere una delle vie di fuga dalla cultura e dalla controcultura di massa.
In altri termini, se non so spiegare razionalmente cos’è l’arte, non per questo considero sullo stesso piano una Alfa Romeo modello “Arna”, l’opera d'un qualsiasi giovane di belle speranze, o un affresco di Raffaello.
In realtà, quello che posso dire sull’arte lo posso dire partendo da un metodo: analisi descrittiva dell’opera, sua contestualizzazione storica, individuazione del messaggio diretto ed indiretto dell’autore, verifica della profondità teorico-filosofica di quel messaggio (espresso od inespresso) e del suo significato euristico.
La creazione artistica diventa dunque un percorso di disvelamento del mondo, e la recensione di un’opera d’arte il meccanismo attraverso il quale si interpreta e si interiorizza questo messaggio, accrescendo il proprio bagaglio culturale, ma soprattutto spirituale , nel senso di conoscenza dello spirito inveratosi nella storia.
L’applicazione di questo metodo su oggetti come la predetta Alfa “Arna”, sul quadro del giovanotto di belle speranze non ci dice nulla: se profondità di messaggio vi fosse anche, essa sarebbe solo il frutto dell’ingegno del recensore, e non dell’oggetto considerato in quanto tale. L’attività ermeneutica del soggetto prevale, in questo caso, sull’oggetto stesso, spezzando surrettiziamente il circolo conoscitivo che si instaura nel momento in cui si osserva un evento, lo si denota, lo si connota: leggendo la recensione, conosco più il recensore dell’opera.
Questo metodo ci dice invece molto se applicato su opere del Rosso Fiorentino, di Michelangelo o di Agnolo Bronzino, ma anche di autori moderni, come Burri, Fontana, Morandi, fino a giungere a talune opere di Basquiat o di Keith Haring, o anche di uno sconosciuto che, attraverso il suo genio, sappia dirci qualcosa in più del mondo.
L’applicazione del metodo permette dunque di distinguere ciò che è arte da ciò che dell’arte non ha parvenza, o non ha né parvenza né essenza. Permette di conoscere l’opera e non il recensore, che resta sullo sfondo.
Si tratta di un metodo oggettivo e non soggettivo, in quanto canonizzato ed applicato con rigore, analogamente a quanto l’utente De Lorenzo fa in tutte le sue recensioni, descrivendo le cose “per come esse sono”, e non “per come si vorrebbe che fossero” alla luce dei propri desiderata filosofici o del velo dei propri pregiudizi ideologici, espliciti, o, il che è ancor peggio, impliciti ed inconfessati.
Gli scopi
Da sempre gli scopi di De Lorenzo, e, da oggi, del DeLo Channel, sono quelli di diffondere cultura in maniera obiettiva, di guardare al mondo con disincanto ma anche con la consapevolezza che esso sia un po’ di verso da quanto dice la “vulgata”, intesa come opinione dell’utente medio del sito, popolare e volgare assieme, ed al contempo esponente della cultura e controcultura di massa, soggetto politico catturabile da movimenti, opinioni, valutazioni adatti e costruiti per la massa, per l’oclocrazia e non per la democrazia o altra forma politica rettamente praticabile.
DeLo Channel ha dunque una funzione spiccatamente educativa, da intendersi come percorso di emancipazione del lettore, facendolo avvicinare ad una bellezza e ad una verità che non muta, e che, al contempo, non è soggetta alle umbratili divagazioni della cultura di massa.
Educazione che vuole essere, da un lato, la tipica educazione artistica che sembra mancare a molta utenza media del sito, forse a causa di studi carenti o rapsodici, ma anche educazione al “metodo” ed alla riflessione sul metodo stesso, auspicando una crescita intellettuale degli utenti che, muovendo dall’arte, li porti anche ad una riflessione diversa e profonda sulla realtà, storica e necessariamente politica, che li circonda, facendoli distaccare dalla massa per essere, individualmente, consapevoli della complessità, ma anche del gusto, di esistere.
Roma, 28 gennaio 2010
De Lorenzo