Ma che bellezza parlare di film celeberrimi, significa che non devo aggiungere il nome del film e trovarsi tutti i dati belli che pronti! Questo lodevole risparmio di energie mi rallegra, d'altra parte corro un rischio altissimo che le stronzate che elargisco vengano unanimemente schedate come tali senza il beneficio del dubbio. Quindi premetto che qui stiamo un po' esulando dal mio genere (che genere? roba che nasce per essere strana, senza ambire ad essere anche, non so, un bel film per tutti). Ma vi mostro subito che possiamo rimediare.

Parlavo di film 'strani'. Credo che il modo in cui mi sono avvicinata al cinema sia stato grazie ai cosiddetti mind-fucking movies, quelli con Jared Leto tipo Requiem of a Dream o Mr.Nobody. Dopo cercavo sempre titoli che rispettassero le stesse dinamiche, con i protagonisti al limite della follia, la trama non lineare, lo slittamento dei piani temporali e le inquadrature strette da mal di testa. Dopo un po’ mi sono stancata di questo genere, soprattutto quello di commistione di filosofia e fantascienza diciamo, alla Donnie Darko o The Butterfly Effect, o I Origins, che mi davano sempre l’idea di un’ennesima riproduzione di qualcosa di già visto, affascinante esteticamente ma sempre la stessa mezza idea di fondo. Per generalizzare eh. Però il primo amore non si scorda mai, e se ti piacciono determinati canoni di bellezza alla fine li ricerchi sempre, magari cercando di associarli ad un carattere migliore. Quindi sono passata da un alternativo commerciale ad uno senza possibilità di recupero, da Jared Leto e Jake Gyllenhaal ( anche lui anche con Villaneuve ci ha dato dentro con i thriller psicologici) a Adam Driver (che secondo me è matto sul serio anche nella realtà).

Ma che c’entra tutta questa digressione con La classe operaia va in paradiso? No! Gian Maria Volontè non entra nella lista, siamo a un altro livello diciamo. Sebbene l’abbia visto solo ora per la prima volta, quello che io credevo era che fosse un film politico, sociale, di denuncia magari. Credo che forse tutti quelli che l’hanno visto, con parole più precise delle mie, lo inquadrerebbero in questa definizione.

Invece per me è stata una sorpresa: quello che mi sono trovata davanti è stato un film distopico, esagerato, maniacale, ai limiti della follia. Un film molto teatrale, dove con teatrale io intendo che gli attori recitano come se si trovassero davanti ad un pubblico, come un predicatore davanti ad una folla, quindi la mia accezione di teatrale non è di certo tecnica, perché intendo esuberante, estrosa. In sostanza, proprio uno di quei film che piace a me!!!

Parlando della trama, Elio Petri racconta non solo la vita degli operai dentro la fabbrica ma lo scontro fra socialisti e comunisti, la frattura all’interno del movimento operaio di cui la vittima è il movimento stesso, e quindi per me già passiamo a una complessità, storica e sociale, superiore, a una rappresentazione più accurata di uno spaccato sociale, che non si limita all'eterna dialettica del servo-padrone ma mette in luce invece la lotte intestina fra operai e operai, le divergenze di interessi fra operai e studenti, la difficoltà di trovare un senso alla lotta, un motivo per lottare, per non perdere la speranza nella possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita. La lobotomizzazione dell'operaio è il tema fondamentale, Petri si focalizza sull'uomo, sulla sua sofferenza, la sfera umana e quella sociale sono inscindibili. Come scrive l'autore della definizione scelta per Petri qui su, il suo cinema - io posso parlare di questo, suo, film - è impegnato sia sul piano sociale che su quello puramente cinematografico; infatti la caratterizzazione non è univoca come non lo sono i due piani, quello sociale e quello individuale, umano, che sono strettamente connessi senza che l'uno impoverisca l'altro.

Gian Maria Volonté non è un attore, è un mostro. Il suo personaggio si erge al di sopra della trama e della struttura del film, la sua disperazione e maniacalità sono sublimi. Volonté è in parte scevro dal contesto operaio, non è un attore che impersona un operaio, è un attore che impersona un attore – è metateatrale. ''PRODUCI. CONSUMA. CREPA'', come direbbero i CCCP, ''Un culo. Un pezzo'', come direbbe Lulù: l'analogia fra masturbazione e produzione concorre a rappresentare una società degenerata, in cui i rapporti umani sono improntati sui vincoli lavorativi, in cui – come diceva Marx parlando della borghesia – la sacralità di ogni rapporto umano è stata spazzata via, sostituita dal mero rapporto economico. E’ un Mondo Nuovo che però è ancor meno lontano dal reale di quello immaginato da Huxley, è l’estremizzazione, forse, di una situazione reale, e come ogni estremo non è poi così tanto lontano dal reale (non ricordavo dove avessi letto questa frase, ma devo averla parafrasata da qui https://www.debaser.it/alexandros-avranas/miss-violence/recensione)

Nell’estremizzazione è insito il rifiuto per la condizione contingente, e il rifiuto ha il suono di una catena di montaggio che non smette mai di assemblare i suoi pezzi, un rumore disumano che entra come un ticchettio nel cervello delle sue vittime sacrificali portandole alla follia. La macchina che mangia l’uomo, metaforicamente in questo caso, che lo schiavizza, lo rende folle. La follia è qui uno dei temi centrali, rappresentata come una conseguenza quasi inevitabile del lavoro in fabbrica, ed è la punizione per chi non vuole accettarlo. Chi non si piega al ‘regime’ viene emarginato definitivamente e rinchiuso in manicomio, ma i pazzi poveri sono lontani dai pazzi ricchi; due pesi e due misure.

Per me Petri rappresenta in chiave concettualmente distopica, senza alcuna astrazione artificiale, un microcosmo reale, e riesce a trasmettere l’alienazione della classe operaia, della base della piramide sociale capitalista. Il titolo ne è il coronamento perfetto - o forse il vertice della piramide. La pregnanza del linguaggio visivo si unisce a un messaggio forte, che espresso a parole non avrenbbe la stessa efficacia: la bellezza è il saperlo trasformare in qualcosa di molto di più di una denuncia, è saperlo trasformare in un'opera d'arte.

Carico i commenti...  con calma