A metà anni Novanta, quando sembrava discograficamente finito, Enzo Carella riesce a realizzare un album tutto nuovo, o quasi. Infatti, ad introdurre questo Se non cantassi sarei nessuno: l'Odissea di Panella e Carella, ci avevano già pensato i due brani del singolo uscito nel 1993, vale a dire "La miseria" e "Partire (televisori viaggiatori)", quest'ultimo più riuscito e ritmato, tanto da essere utilizzato anche come sigla dell'allora Telemontecarlo per la trasmissione Appunti disordinati di viaggio. A questi si aggiungono otto pezzi nuovi di zecca, giostranti tra pop, funk e rock.

I primi tre pezzi certificano immediatamente una ritrovata ispirazione. Basti ascoltare i cori di "Odissea" per essere catturati! Il brano è come al solito con un testo surreale, dove "Ulisse, al palo affisse"... Bella pure "Solitudine vera" e ancor di più "Cara al cuore".

"Parti nude" scivola via in maniera meno coinvolgente, ma l'album subito si rialza con l'ottima "Capebomma", davvero godibile.

"Solo cielo e mare" sembra essere quella più "di mestiere", mentre il rock tirato di "Tiempo doce doce" rimette il disco su livelli superiori. Da notare che Pasquale Panella ha vissuto e vive in Campania, da qui si spiegano due titoli in partenopeo. Anche nel disco precedente c'era un riferimento a Sorrento.

"My baby is back" pure è ben interpretata, ma con uno stile diverso.

Questa Odissea rappresenta il miglior lavoro del secondo Carella.

Come erano passati oltre dieci anni dopo Sfinge, ne passeranno ben altri dodici prima del canto del cigno dell'uomo che ha ispirato il secondo Lucio Battisti. Un canto del cigno che ha come titolo dei vocalizzi, come a ribadire che tutte le soluzioni linguistiche "convenzionali" sono forse state esaurite.

Carico i commenti...  con calma