Con la fine degli anni Ottanta finisce anche la decennale permanenza di Eugenio Finardi con la gloriosa Fonit Cetra, che chiuderà i battenti quasi dieci anni dopo. L'album che chiude il decennio e il contratto è veramente pregevole, e risponde al nome di Il vento di Elora, la località canadese che ha ispirato il cantautore di madre statunitense. Dieci brani caratterizzati da molteplicità di stili e strumenti, ma che paradossalmente creano un clima più omogeneo del precedente Dolce Italia. Si apre con la title track, un gran bel rock sulle sorti del mondo, che "gira come un pazzo/cosa vuoi che gliene importi della vita di un ragazzo", e mentre vanno avanti quelli che non si voltano e che non si tirano indietro, molta gente non riesce. Un inizio col botto. Segue "La mia vita senza te", romantica e malinconica, con un'invocazione che ricorda "Pessimistic" e intrisa di sax. La trilogia "albero (delle spade)-treno-fiume" è da prendere come un insieme, tre belle canzoni con testi davvero suggestivi e arrangiamenti diversi. Nella prima c'è più tastiera, nella seconda addirittura la tromba, mentre il terzo è un rock molto ben fatto che fa il paio con la title-track. "Bisogno di te" si lascia ascoltare, ma col senno di poi è la più debole del disco, mentre bisogna alzarsi in piedi di fronte al blues ironico e graffiante di "Vil Coyote", la cui melodia nasce da una telefonata con Vittorio Cosma e dove i personaggi dei cartoni sono metafora della vita reale. Vil Coyote è colui che lotta per ottenere uno scopo, e conta il percorso più che il raggiungimento. Il finale "beep beep" rende la canzone pazzesca e godereccia. Si cambia però atmosfera con la breve "Favola", dedicata presumibilmente alla figlia Elettra, delicata con arpeggio di chitarra. Un brano cullante, prima del gran finale di "Come in uno specchio" una cavalcata musicale che sfiora gli 11 minuti di durata ed è divisa in tre parti: la prima, la "canzone" vera e propria, dura quasi sei minuti; poi la seconda parte è un monologo in inglese di due minuti; la terza parte è un fraseggio ripetuto di pianoforte che sfiora i tre minuti. Il brano ha un impulso religioso, tanto che sarà ripresa, nella sola prima parte, nel progetto "Il silenzio e lo spirito" quasi quindici anni dopo. In generale anche nei concerti Eugenio esegue la canzone ma non la "suite".
Il vento di Elora è un album bello davvero, che per sospensione tra atmosfere cupe e ironiche ricorda Milady di Roberto Vecchioni, anche per il primo piano di copertina in bianco e nero così come per alcuni arrangiamenti e il finale allungato dell'ultima traccia, che fa pensare a "Polo Sud". Quattro stelle ci stanno tutte, con Dolce Italia costituisce un dittico molto interessante. Nel 1990 Finardi firmerà per la WEA un importante contratto per una raccolta riarrangiata con un inedito, "La forza dell'amore", che darà il titolo all'album e che rifarà il look al suo Autore, che otterrà un successo forse mai ottenuto prima, dando persino un'immagine lontana dal suo percorso, quella del "rocker figo per ragazzine"!

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