Mi sorprendo dell'assenza in questa sede del disco che diede la grandissima notorietà a Fabio Concato, ovvero l'omonimo del 1982, che contiene il suo primo grandissimo successo che risponde al nome di "Domenica bestiale". Sempre affiancato da musicisti di prim'ordine, quali Vince Tempera e Massimo Luca, ma anche il sassofonista Claudio Pascoli, Fabio questa volta fa sul serio, e confeziona un prodotto di 9 brani veramente riusciti, a formare un quadro romantico complessivo suggestivo e affascinante. Sulla traccia di apertura è stato detto tutto il possibile, è la narrazione di una scampagnata lontano dalla metropoli milanese, con una frase assurda, "ogni tanto mangio un fiore", che però in questo contesto così sognante rende benissimo l'idea! La canzone è arrangiata superbamente, e anche a livello di accordi crea atmosfere splendide, con quell'alternanza accordo maggiore/accordo di sesta... Nel ritornello poi parte quella scarica di note su "la domeeeeeeenica con te". Capolavoro? Capolavoro! "Sulla strada romagnola" parla di un viaggio in terra contadina, dove il contadino "ci veniva con Maria"... e si usa il verbo "cosare" per la prima volta nel canzoniere concatiano (ritornerà nella celeberrima "051/222525", la "canzone del Telefono azzurro"). "Berlacca" è un paese fantastico che rimanda a una filastrocca dove un bambino fa la cacca, ma c'è anche una massaia che lava i panni e ancora una volta un contadino, in un disco agreste tra le campagne d'Italia. Poderosa e caratteristica voce all'inizio del ritornello. Il lato A del disco si chiude con la canzone che insieme a quella di apertura resterà nella memoria collettiva e nei concerti del Nostro, ovvero "Canto", una bellissima dichiarazione di amore per la musica e sui motivi per cui si canta. Tutta da ascoltare, non da commentare o descrivere. "Severamente vietato", dedicata all'incomunicabilità, apre alla grande il lato B del vinile. È l'incontro tra un uomo (Fabio?) e un anziano che vorrebbero davvero confidarsi, ma ciò è "severamente vietato" appunto, perché i due finiscono per scambiarsi convenevoli e frasi fatte prive di spessore. "Disonesta" è il racconto, a Firenze dirà poi Concato in una intervista, di una donna, e di tante donne, che facevano le spregiudicate coi soldati e coi tranvieri. Fabio nella canzone parla di come la protagonista, la "disonesta" appunto, volesse che lui diventasse soldato. E poi si capisce perché... il fascino della "divisa blu"! Arriva poi "Una casa al mare", dove riscontriamo tutti gli elementi tipici di Fabio, ovvero il mare, i fiori e l'orto, per un disco bucolico e campestre. Chiudono due episodi sempre sentimentali, "Restiamo soli" e "Un piccolo vecchio amore". Nel primo, la coppia cerca di isolarsi dalla gente una volta tornati in città dopo la gita, e le gite, delle canzoni precedenti; nel secondo caso si scrive di un amore retrò, come una volta, ma il tutto con l'intento di irridere il modo "matusa" di intendere l'amore e il matrimonio.
Fabio Concato 1982 sarà il primo di tre dischi chiamati come l'autore. Gli altri saranno nel 1984, il suo disco migliore, un best of di prima intenzione, e nel 1999, a pochi passi dall'abbandono della grande discografia. È un lavoro sicuramente maturo, ma mai quanto ai livelli di due anni dopo.
Carico i commenti... con calma