Antonie Pol combattè la prima guerra mondiale, cercando nella poesia una via di fuga dal disastro che lo circondava. Finì ben presto nel dimenticatoio, insieme alle sue pagine, fino a quando un signore di nome George Brassens trovò una sua raccolta su una bancarella a Parigi. La prese, la sfogliò, e decise di farla sua, pur elaborandola anni dopo sottoforma di canzone. Destino volle che, proprio quando impugnò la chitarra in tal proposito, decise di contattare e rintracciare proprio Antonie Pol, per una questione di diritti, ma quest'ultimo morì poco prima del loro incontro. Trasformò così quegli scritti in un brano capace di rendere in qualsiasi lingua sia cantato, che vide in George un magistrale interprete, che lo ritrae nel video del '77 all'uscio della porta, strimpellando il suo strumento e cantandoci su magistralmente, con un tono di voce che si addice particolarmente a ciò che sta cantando. Intorno a lui, gli amici, tra cui l'attore Pierre Luoki, fermi immobili, immedesimati nel canto e nell'interpretazione del maestro francese.
Fu nel 1974 che Fabrizio De Andrè la interpretò in italiano, pur concedendosi qualche libertà di traduzione, facendola sua in maniera impeccabile, al punto da non far rimpiangere la versione in lingua francese. La incise nell'album 'Canzoni', in ottima compagnia, insieme a brani come 'La ballata dell'amore perduto', basata su un motivo di Telemann, 'Suzanne', traduzione del celebre brano del disco di esordio di Leonard Cohen, 'Via della povertà', direttamente da Bob Dylan, ma anche 'La ballata dell'amore cieco', oppure l'affresco di 'Città vecchia'.
L'idea delle passanti non è stata un idea di Fabrizio, ma neanche di Antonie Pol. Probabilmente una prima interpretazione la dobbiamo a Charles Baudelaire, con il suo 'A una passante', ma nel passaparola comune il significato della 'passante' ha assunto contorni sempre diversi, nella quale trovo maggior conforto e piacere in quella di Faber. La vita vista come un foglio bianco, la passante vista come goccia di inchiostro. Le passanti, quelle che hanno attraversato i nostri giorni, le labbra assenti e quelle che si prolungano nel tempo, quelle che ci mancano, quelle che avremmo voluto trattenere a noi, nonostante troppo distanti. Ed ognuno ha le sue passanti, le ascolti in musica e le riproduci nella tua mente, ed ogni passante è diversa, nessuna è simile alla precedente, sono tutte li, in quei scarsi 4 minuti, sono le donne della nostra vita.
Per quella pensate come amore, che attraversata la strada della tua vita, si riduce a un punto lontano, rendendoti schiavio di un desiderio inespresso, ormai troppo lontana per essere raggiunta, e trasformata in uno dei tanti aneliti del tuo passato. A quella conosciuta appena, che messa in secondo piano dagli ostacoli della vita, rende più grande il rimpianto di non aver trovato per quel sorriso almeno un secolo in più, ormai persa nel mondo dei ricordi.
Per quella quasi da immaginare, appena intravista ma resa un ideale, cullata e fatta crescere fra le nostre idee, tramutata in dea irreale. E ti piace immaginarle il sorriso, che non ti fece, ma che tu vedi ancora davanti ai tuoi occhi, stampato ormai nella memoria, bello come l'attimo in cui la guardasti. E il ricordo si fa fioco, lo perdi e lo insegui, lo cerchi e lo trovi, lo senti e lo guardi, per pochi secondi, provocando quell'amara felicità, che tanto ti piace e che tanto odi.
Per la compagna di viaggio, i suoi occhi il piu bel paesaggio, che addolcisce il cammino con la sua presenza, che la guardi ancora come la prima volta. E sei l'unico a capirla, non hai bisogno di dire parole, e ti serve solo un gesto, basta che ti sfiori la mano per rievocare in te quella sensazione di eterno che tanto ti è mancata, che hai tanto cercato invano in quelle labbra assenti, e che ora hai li, di fronte a te.
Ma se la vita smette di aiutarti, come in un rifugio il pensiero ti cade su quelle che ci hanno lasciato, sulle occasioni perse, su quei rimpianti indelebili per quegli attimi in cui non hai osato di più, per quei momenti in cui anche un piccolo gesto ti avrebbe cambiato la vita. Per la passante, quella che c'è ma non si vede, che da forza a chi, come me, non potrebbe farne a meno.
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