Se con "In ogni luogo" i Finisterre si erano avvicinati ad un suono molto personale e ricercato, tra atmosfere progressive intrecciate a parti strumentali tipiche di un certo post rock ed immerse in richiami jazz è con quest'ultima uscita che il gruppo opera in maniera definitiva quella fusione tra progressive classico e rock moderno già iniziata nel precedente lavoro e che qui trova appunto la definitiva stesura. "La meccanica naturale" esce nel 2004 per l'etichetta Immaginifica, curati e prodotti quindi dall'ottimo Franz Di Cioccio, e presenta i Finisterre in grande spolvero in una veste sicuramente nuova e con alla voce Stefano Marelli coadiuvato dall'ottimo batterista Michele Cavani.

Quella di Zuffanti e compagni è una musica che rappresenta il perfetto punto d'incontro tra i tecnicismi e la complessità dei primi lavori e l'accessibilità di un certo tipo di rock moderno, anche se non mancano le parti strumentali in cui l'anima progressive di questi musicisti genovesi risulta chiaramente evidente senza però prendere il sopravvento. La forma canzone quindi risulta maggiormente presente e tende a sostituire quelle che in "In ogni Luogo" erano tracce completamente strumentali, l'unica pecca però è rappresentata proprio dalla voce di Marelli non sempre all'altezza della situazione o almeno cosi sembra in alcuni passaggi non esaltanti ma il tutto è bilanciato dalle atmosfere particolari create dal gruppo che equilibrano questa mancanza.

Il giro di piano che introduce "La Perfezione" di chiara matrice genesiana inizia un viaggio tra le note dei Finisterre, un viaggio oltre i confini del progressive oltre qualsiasi schema, è un viaggio nella meravigliosa bravura di Zuffanti ancora una volta capace di comporre musica di un eleganza spaventosa suonando moderno senza mezzi termini e "La perfezione" ci mostra le note del piano in un intreccio continuo e sinuoso con la chitarra di Marelli che sottolinea con precisione le atmosfere che si vanno pian piano creando.

"Aspirando, respirando sto spezzando ogni dettaglio per capire come un bambino se all'interno c'è un'anima. Non seguirmi, non imitarmi difendo il mio diritto di sbagliare e tutto quanto sto spezzando respirando fino in fondo quasi soffocando ma sento sto cambiando la mia identità così lucente e necessaria, come cenere" - "La mia identità", tra asciutti inserti elettronici e riff veloci e melodici è una canzone che poco c'entra con il progressive eppure è progressive nell'anima cosi pure "Il volo" che tra delicati arpeggi acustici introduce un ritmo incalzante rimarcato dalla chitarra distorta di Marelli disturbato solamente dalle note di piano nervose che si inseriscono sulla stessa voce di Marelli, una voce sofferta e toccante: "scendo le scale sento il tuo profumo e sembra di svanire e sembra non sia stato mai. Un attimo di tempo è già sparito dimentico il passato e corro via, una ferita piena di pazzia se getto la mia faccia e volo via...".

 In "Ode al mare" le atmosfere si fanno ancora più delicate, leggere come le sensazioni che evocano nell'ascoltatore che si ritrova cullato come dalle onde del mare in echi floydiani e riverberi rarefatti e dilatati che si amplificano ancora maggiormente nella successiva "Rifrazioni" pezzo ambient dalle forti tinte jazz con in sottofondo le note di piano delicate e ipnotiche di Boris Valle e il flicorno soffice e ovattato di Luca Guercio.

"L'inferno di ogni giorno fa paura...", una frase perentoria decisa apre "Lo Specchio" in un morbido giro di chitarra acustica su un tappeto elettronico che evolve lentamente in un'apertura al piano che accompagna la voce di Marelli anche nella successiva "La ricostruzione del futuro" con un cantato che ripete ossessivamente la stessa frase tra sintetizzatori impazziti che disegnano una trama distorta e alienante prima di abbandonarci alle voci lontane, filtrate quasi metalliche di "La fine" che si perdono nella traccia conclusiva "Incipit", un pezzo strumentale che abbraccia atmosfere psichedeliche sulle malinconiche note di piano sempre presenti sullo sfondo a dare colore.

Un lavoro maturo e piacevole d'ascoltare che ci presenta un gruppo che ha fatto fin dagli esordi della capacità di mescolare tra loro i generi e della voglia di innovare ma soprattuto di innovarsi le componenti fondamentali, purtroppo i Finisterre dopo questo lavoro si scioglieranno con l'uscita di scena di Stefano Marelli mentre Boris Valle, Fabio Zuffanti, Agostino Macor e Maurizio Di Tollo daranno vita al gruppo dei Rohmer, che nel 2008 ha pubblicato l'album omonimo

"C'è un vento gelido e il mare lo sentiamo dentro, nelle nostre ossa. È uno stato d'animo che ci chiude come in quelle vie così strette guardiamo gli altri ma non riconosciamo mai noi stessi. Il mare è lo specchio la terra è la carne dall'attrito le nostre esistenze ci avviciniamo a luoghi inaccessibili e d'improvviso ecco apparire zone sconosciute, piccoli angoli oscuri, codici da decifrare..." da "Rifrazioni" di Fabio Zuffanti

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