Chi ricorda il Mr. Tod A. che tra fine ottanta e inizio novanta impersonificava la figura del delirante frontman dei seminali noisers Newyorkesi Cop Shoot Cop potrebbe effettivamente trovare difficoltoso inquadrarlo dietro il microfono dei (suoi) Firewater, progetto ormai attivo da tre lustri abbondanti e giunto al termine del 2012 al settimo sigillo.
La teorica "fatica" non è però causata, come spesso capita, dalla pochezza della proposta o da cali significativi d'ispirazione, bensì dalla netta distanza strutturale che separa le due (tre, mille..) vicende artistiche e umane del nostro vocalist giramondo: stabilitosi da qualche anno in quel di Costantinopoli Tod è evidentemente uno che ama mettersi in giuoco, rimescolare costantemente le carte a disposizione organizzando con metodo la propria piccola rivoluzione, approdando in questo frangente ad un ruspante, godibile, sfaccettato pout-pourri; un vivido meticciato sonoro che passa con disinvoltura dal Turkish Maqsoum al Punjabi Bhangra citando lo Ska Jamaicano e il Rebetiko ellenico con l'accortezza di ispessire il tutto con una sana attitudine Punk Old school shackerata da svisate Mambo, Worldmusic e sprazzi di Latin Ethnical-Rock (qualsiasi cosa voglia significare).
E' chiaro che coloro i quali amavano farsi deturpare le orecchie dal poderoso marasma di bassi cancerogeni e telluriche controbatterie della disciolta formazione della Grande Mela, potrebbero restare frastornati di fronte alla cremosa magniloquenza pop dei fiati innestati su educate chitarre e bassi rotolanti immersi tra percussioni piene e rotonde e, non ultimo, all'aspramente melodico timbro gutturale del nostro apolide di fiducia.
Disco dai mille-e-uno sapori: il rischio è quello di indigestione.
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