Il cantautore si prepara, riscaldando ogni singolo muscolo del suo corpo. Con brevi gesti precisi, ripetuti. Il tuffatore si prepara, anche se l’agone è fatto solo di parole e di musica, ma il tuffo è al cuore.
Certo, il tuffo perfetto forse non esiste — il cantautore atleta questo lo sa bene. È solo questione di approssimazione, di venire a patti con l’imperfezione.
Ma qui ci si va vicino. Alla perfezione imperfetta, dico.
E inizia così, con una sfuriata al sax di Mel Collins, muscolare e un po’ lezioso. Le parole sono colloquiali eppure taglienti, ossessive eppure ficcanti, incalzanti, insonni. Disegnano libecciate in giornate grigie, tornei mai giocati e vite — con brevi gesti e precisi.
Il cantautore atleta sa dove mettere ogni parola — è cresciuto a pane e De Gregori, si vede.
La calma degli insegnamenti e le salite della precisione.
Canzoni come pezzetti di vita, attaccati alle ossa, ai muscoli. Tese, fatte di carne e di parole — e atmosferiche, sferzanti come venti, scroscianti all’improvviso. Come fotografie lucide, istanti fermati nel tempo.
Eccola lì, la perfezione dell’apnea. Un minuto e mezzo per una vita intera:
Volevo essere un tuffatore, con l'altezza sotto il naso ed il gonfio del costume,
Volevo essere un tuffatore, che si aggiusta e si prepara di bellezza non comune.
E ora voglio essere un tuffatore, per rinascere ogni volta dall’acqua all’aria.
In questo attimo senza tempo, in questo travaglio, vive Flavio Giurato.
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