"Tutto passa, il resto va."

"Scacchi e Tarocchi", nella sconfinata discografia di Francesco De Gregori, è un gioiello, senza se e senza ma. Un lavoro che andrebbe riascoltato come si deve, per valutarlo nel modo giusto e dandogli il significato che merita.

Erano gli anni '80, non il miglior periodo per il Principe, ma sicuramente degno di un'altissima considerazione. Questo è l'ultimo album per la RCA prima della rottura, e il nostro si affida alla produzione di un altro cantautore non da poco, ovvero Ivano Fossati, presente inoltre nella line-up in studio, mica da ridere (il fido Guido Guglielminetti, Elio Rivagli, Massimo Buzzi sono alcuni di questi), tanto da ripresentarsi anche negli ultimi tour del suddetto per risuonare tali canzoni.

"La storia siamo noi, nessuno si senta offeso
Siamo noi questo prato di aghi sotto al cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
La storia siamo noi, siamo noi queste onde nel mare,
Questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare."


Basterebbero solo queste parole, espresse in meno di tre minuti, a far entrare questo disco nella storia. Sì, "La Storia". La storia di tutti. Di tutti quelli che hanno dato realmente qualcosa a questo mondo. E poi una dedica a Pier Paolo Pasolini ("A Pà"), le influenze dello stesso Fossati (la stessa "Scacchi e Tarocchi": "Venivano da lontano, avevano occhi e cani, avevano stellette, e paura."), la voglia di salutare qualcuno che non si sa quando si potrà riincontrare ("Ciao Ciao"), o quella di divertirsi a troncare i verbi ("Sotto Le Stelle Del Messico A Trapanàr"),

Non mancano inoltre altre composizioni intense come "Miracolo A Venezia" o "Poeti Per L'Estate", un simpatico divertissement come "Tutti Salvi" ("Scusate ma del Titanic ancora vi devo parlare, e delle cose rimaste a galla sull'azzurrissimo mare"), o specchi di vita, come "I Cowboys" e "Piccoli Dolori" ("Mi fa male una gamba, la schiena è una carcassa, ho una bestia alla gola, che cammina e non passa.").

"Scacchi e Tarocchi" per qualcuno era (è?) l'inizio della fine. Per altri il Principe era già finito. Per quelli come me, "Scacchi e Tarocchi" è una conferma del fatto che quelli come De Gregori sono capaci di rimanere sè stessi senza essere monotoni o cialtroni, ed ancora oggi riescono a tirare fuori dal cilindro opere valide. Forse non capolavori, ma semplicemente opere valide.

E questa non è cosa facile al giorno d'oggi.

Indi per cui, lunga vita a De Gregori.


"E voglio vivere come i gigli dei campi

e come gli uccelli nel cielo campare

e voglio vivere come i gigli nei campi

e sopra i gigli nei campi volare."

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