Premessa 1: quanto tempo perso negli anni ‘90 appresso al Grunge e alla sua insopportabile deriva “mainstream” (maledetti mi avete fregato!). Mi son perso tutta la diretta dello Stoner. Ci sono arrivato 15 anni dopo! E si che Diego la cassetta dei Kyuss me l’aveva fatta subito…
Premessa 2: questa è la recensione di una sostanza dopante di cui è in corso un’istruttoria da parte della Wada (tiny.cc/68ugnz). Doping sportivo insostituibile per il sottoscritto che a quasi 50 anni si trova correre lungo la ciclabile del paese facendo Air Guitar.
Fu Manchu - King of The Road (2000).
Ok, Super Fuzz e Wah Wah accesi, Bottleneck in tasca. Big Muff attaccato al basso. Pelli tirate e bacchette a go-go. 1-2-3-4!
Potrei fermarmi qui.
E invece vi racconto di ragazzi cresciuti a San Clemente nel Sud della California.
Hanno di fronte l’oceano di “Un Mercoledì da Leoni” con le tavole di Bear caricate sui furgoncini VolksWagen.
Sono cresciuti a fette di pane spalmate con un dito di burro di arachidi, guardando i film di Roger Corman e di George A. Romero.
In sottofondo in cucina, Starsky&Hutch e la sigla dei James Taylor Quartet che canticchiano a memoria. In salotto, quell’ex fricchettone del loro papà spesso metteva sul piatto i James Gang, "Funk #49".
Ragazzi che si sono sfasciati i ginocchi saltando nei cantieri con le BMX, consumato i gomiti cadendo dallo skateboard e che si sono fatti venire le vesciche con il flipper e Space Invaders.
Poi è arrivato il tempo del college (sul web girano foto compromettenti di Scott Hill con la chitarra acustica) e la scoperta dell’Hardcore Punk di matrice californiana. Appena presa la driving licence, via a sgommare nel parcheggio di un IN-N-OUT!
Ora provate a salire sul palco a raccontare questa storia: i Fu Manchu non hanno rivali e la suonano ogni volta nel modo migliore!
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