Quando hai trentatré anni, quasi trentaquattro, hai quella età tipica nella quale dovresti essere già stato protagonista di una resurrezione e in cui comunque i tuoi coetanei e in particolare le tue coetanee cominciano ad avere dei figli e adempiere quel compito atavico assegnatoci dalla natura, che poi sarebbe la riproduzione. Questo in qualche modo mi ha spinto a rivedere sotto un’ottica diversa questo "fenomeno" che in una società complessa come quella degli uomini assume un valore più ampio perché la riproduzione si suppone sia accompagnata da un forte coinvolgimento sul piano emotivo consapevole e che poi costituisce un legame tanto naturale quanto di carattere emozionale. Questa ultima componente spoglia sia l’atto riproduttivo che la riproduzione in sé di quella visione fatalista che la concepisce come fase intermedia del ciclo “nascita-riproduzione-morte” e con tutte le sue implicazioni diviene quindi un distinguo tra gli uomini e le altre specie e allo stesso modo uno dei caratteri su cui si basino le diverse strutture sociali così come quei processi di rinnovamento che sono poi affidati al passaggio generazionale.

“Automata” è un film di Gabe Ibanez interpretrato da Antonio Banderas. Il film ha ottenuto giudizi e pareri discordanti e devo dire che sono stati un po’ questi a spingermi alla visione. Va detto che la qualità complessiva della trama è appena sufficiente, le interpretazioni degli attori non lasciano il segno (Banderas direi da 6-6.5) mentre le ambientazioni molto suggestive nella prima parte tendono a divenire più banali nella seconda girata in una specie di ambientazione desertica nell'Europa dell'est (Bulgaria), che oramai è diventata una meta tipica dove ambientare scene di questo tipo. Ma il film ha dei suoi contenuti interessanti e che riprendono effettivamente quelle tematiche già richiamate e legate i processi riproduttivi: in un futuro prossimo (2044) e dopo la devastazione del pianeta causa il riscaldamento globale, un agente assicurativo di nome Jacq Vaucan che lavora per la Roc Robotic Corporation indaga su degli androidi "difettosi". Programmati con la conditio di non procurare danno agli esseri umani e allo stesso tempo di non poter procedere a apportare migliorie su se stessi o su altri androidi. Quando Vaucan scoprirà che vi sono in circolazione dei robot che si stanno sviluppando in una maniera che supera la seconda "legge", l'umanità si ritroverà innanzi al più classico dei temi etici proposti dalla filosofia prima che dalla scienza e dalla fantascienza: chi/cosa è intelligente? Costituisce l’ “intelligenza” (suggerisco comunque la lettura di "Conscienze Interplanetary" di Joseph Green, 1972) il parametro per riconoscere a una qualche specie animale o una qualsiasi entità pari diritti e dignità che l’essere umano? E se questa fosse una macchina, un robot, capace pure di provare emozioni, che cosa lo renderebbe diverso da un uomo sul piano dei diritti?

La questione è etica e/o morale e da questo punto di vista il film dà della sue risposte, ma è evidente che anche in un contesto meno fantascientifico e nella più stringente attualità, quello che riconosciamo come "diritto alla vita" appare essere qualche cosa di sottoposto anche a questioni di natura legislativa. Evidentemente che tu sia un uomo o una macchina, sei comunque sottoposto a quella entità superiore che poi si chiama "burocrazia" e alla quale non si sfugge.

Carico i commenti...  con calma