L'impatto culturale della musica dance è un elemento da non sottovalutare.
Mentre l'Hard Rock, l'R&B, il Rap e il Pop Rock anglosassone conquistavano terreno e cambiavano la percezione musicale degli anni '90, l'House/Dance impazzava forsennata nelle radio e nelle sale.
Adesso, molti (compreso io, in certi casi) potranno catalogare gli episodi danzerecci di ormai due decenni fa come fenomeno trash di massa. Ma attenzione a definire, appunto, questo fenomeno gettando nello stesso calderone artisti diversi tra loro assegnando meriti e colpe.
Periodo musicale europeo piuttosto che italiano, nella stra-maggioranza di casi, l'Eurodance rese di dominio pubblico certe sonorità derivate dall'Acid House e dalla Techno, mischiando e contorcendo le carte al fine di creare pezzi che non riescono a farti star fermo.
A volte, qua e la, spuntavano artisti i cui nomi restavano impressi nelle classifiche e i quali versi e ritmi entravano nell'immaginario collettivo, basti pensare ai soliti Haddaway e Corona.
Con questa recensione voglio prendere in analisi un'album abbastanza famoso in ambito appunto europeo, cioè Come Into My Life dell'allora ventenne milanese Gala Rizzato. Il disco fu essenzialmente realizzato dal famoso Dj Maurizio Molella per quanto riguarda i mix e la melodia e da Gala per quanto riguarda i testi.
Non credo sia corretto attribuire solamente un genere all'opera, date le circostanze. In fin dei conti è la ragazza la protagonista indiscussa e il volto dell'intero progetto a portare in giro le sue canzoni.
Che il paesaggio disegnato sia a sfondo Dance, è ovvio, ma ad un certo punto dell'ascolto ecco apparire Freed From Desire (Slow Version) con il basso e le percussioni ad accompagnare la lady che ti sorprendono, mentre aspettavi invece solamente un album scontato e in seguito Summer Eclipse con tanto di chitarra acustica.
Pezzi come la già citata Freed From Desire (ma la versione remix) e la titletrack fecero ballare e sudare in quegli anni e il timbro nasale e basso di Gala fu il suo marchio di fabbrica.
In fin dei conti fu proprio lei la prima artista italiana ad entrare in contatto con House e compagnia bella. Peccato che non sia stata in grado di continuare a sperimentare e ad aggiungere(o togliere) qualcosa al suo sound, sarebbe stato interessante veder continuare una carriera con spunti diversi.
Ma in fin dei conti qui non si tratta mica di Patti Smith, e nonostante apprezzi qualcosa del disco, la mia vena sta da altre parti (motivo delle tre stelle).
Rutengo che catalogare e storcere il naso non sia un bene, qualcosa di buono lo si trova anche nei generi meno valutati.
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