Rock And Roll ROCK!

Rock And Roll

Rock And Roll ROCK!

Rock And Roll

Nel 1972 un ricciolone dai lineamenti rudi caricaturava se stesso rivestendosi di paillettes, luccichini e lustrini, zepponi, canottiere tutte aperte davanti (con la immancabile "troffa" di pelo nero ed altrettanto riccioluto in fiera esposizione) e si dava al mondo del rock. Lo so che sembra strano, ma quello non fu trash ante litteram... Al contrario, direi: fu la massima, la più elevata espressione glam della storia. Si, perché, in periodo musicalmente "prolifico" come quello, bastò prendere un corpo, anche quello sbagliato (non corpulento ma non certo effeminato alla Marc Bolan), e metterlo dentro all'abito "perfetto", indi applicargli il sound giusto ed ecco che uno con la faccia da spalatore di carbone come Paul Francis Gadd diventa Gary Glitter, l'uomo più fico della galassia. Attenzione, però, a prenderlo per un altro di quegli "artisti" venuti fuori da una riunione a tavolino...

L'immagine certo contò molto, "sovraespose" per un decennio Gary al punto da mutarlo in un'icona, ma, al di là di questa, a Glitter è senz'altro giusto riconoscere il suo ruolo. Un ruolo di innovatore, del rock così come del glam stesso.

La sua formula è un'incedere di batteria marziale, mai appagante, utile solo a farti tenere il tempo col piede, un timbro ed un'interpretazione che saranno dello starchild Peter Criss, nonché una chitarra minimalista, presente solo tra i passaggi, tra i cambi direzionali, nei momenti più forti. In questo esordio, comunque, quella che sarà la sua rivoluzione è ancora all'acerbo esordio. Infatti, se da un lato ci sono le "gemme", le composizioni che arriveranno fino a noi intatte, dall'altro lato ci sono le solite covers di vecchi boogies e doo-wop vari, come da tradizione glam, soprattutto quello più becero. E le covers sono "Baby Please Don't Go" di Muddy Waters, esasperata tra tutti quei pestoni drummici, "The Wanderer" cavallo di battaglia di milioni di glam rockers, dei Del-Satins. Anche "Ain't That A Shame" da boogie passa a boogie-rock, mentre la ballad "Donna" del "La Bamba boy" Ritchie Valens, nonché la celebre "The Clapping Song", restano fedeli alla tradizione.

"Disco-riempitivo" che ospita due (tre) pezzi di rottura col mainstream dell'epoca, che Glitter definì "l'impero dell'assolo di chitarra". E i pezzi? I due che sono tre? "Rock And Roll", che farà il giro del mondo e passerà alla storia: quella cantata - che sarà seguita da un "part 1" messo tra parentesi - girerà l'Europa, e quella strumentale - "part 2", meglio conosciuta come "The Hey Song" - che per decenni sarà tra le favorite del pubblico sportivo nordamericano, nei palazzetti dell'hockey NHL. L'altro brano, che ne ricalca e ne porta lo stile un passo anche avanti è la celeberrima "I Didn't Know I Love You (Till I Saw You Rock And Roll)": ascoltatela e ditemi se non ci trovate qualcosa di quell'oscura "Personal Jesus" dei Depeche Mode.

Disco storico quanto trascurabile, dato che lo stile di Glitter si perfezionerà in futuro, a partire dal seguente "Touch Me", e che i due (tre) superbrani si possono trovare in qualsiasi sua raccolta dei suoi hits, tra la miriade da sempre in circolazione. Già, le sue raccolte... Più se ne vedono in giro e più prende piede il luogo comune che l'artista in questione sia musicalmente finito, sputtanato, o sia stato artisticamente vuoto. Io invece affermo che di Gary Glitter molti artisti hanno senza dubbio alcuno attinto, ma mai "ereditato" a piene mani: il risultato è che molto di ciò che sentirete in una delle sue raccolte di hits suonerà pressoché "fresco". Cover bands di tutta Italia, tenetevi pronte.

Carico i commenti...  con calma