Io lo so che la proposta di oggi non è poi certo così affascinante e sarà invisibile ai vostri occhi stanchi e distratti. Già vi vedo camminare veloci con le dita sulla strada principale del web mentre state facendo altre due o tre cose contemporaneamente. E scivolerete lontani. Qua ci vorrebbero delle luminarie belle grosse, alla Las Vegas per intenderci! Un intro pirotecnico e ruffiano che possa in qualche modo catturare la vostra attenzione, condurvi con eleganza in questa pagina e farvi restare… Ma dopo 10 ore di lavoro non è che smani proprio dalla voglia di provare a costruirlo questo intro e poi, a ben pensarci, che cazzo me ne frega? Uno spazio per pochi intimi va più che bene.

Uno la vede così, di sfuggita a casa di parenti, questa copertina color paglia stretta tra due tomi di quelli importanti e pesanti e non se ne cura. E così "Lingua di falce" la svende per due soldi al mercatino dell'usato sotto casa. E poi arriva uno come me che la scova tra le strade di Genova: come faccio di solito leggo le prime pagine e se qualcosa mi colpisce poi passo alla cassa.

“Lecca rilecca il truogolo in una sorta di rito obbligato, per ricordare agli altri che lui deve essere un simile padrone sin da quando i cani sono al servizio dell’uomo. Sfrega e struscia smaniosamente la lingua su quel truogolo ormai asciutto. La passa e la ripassa sulla superficie, ruvida e porosa, anche quando non c’è più nulla. Anzi è proprio quella per lui la parte più espressiva del rito acquisito. Il suo comando nasce e rinasce proprio da quelle leccate a vuoto su quelle sbozzature senza più né grasso Né bava: la lingua ha il potere di eliminare le impronte di possesso lasciatevi dai subalterni”.

Passo alla cassa.

Il modo in cui descrive il potere che si perpetua con l’immagine di un cane, capo branco, che lecca disperatamente e ossessivamente una mangiatoia vuota mi ha affascinato e rapito e le 180 pagine le ho divorate in una manciata di ore. Frasi che tagliano: descrivono perfettamente la rivolta, la rabbia repressa ed infine il rifiuto di un destino già preconfezionato. La lotta contro la difficoltà estrema di scardinare una condizione di asservimento nei confronti del proprio genitore e degli usi e costumi. Nuotare controcorrente contro il chiacchiericcio, le aspettative e l'immobilismo perpetuo di una società ferma nei secoli. E’ un’opera autobiografica e Gavino capisce che l’unico modo per uscire da questo vicolo cieco lo deve cercare e lo trova nella cultura senza pur tuttavia rinnegare le proprie origini perché farlo sarebbe come sputare in faccia a sé stessi.

Da un lato in questo libro emerge l’amore radicato per la propria terra, la meravigliosa e selvaggia Sardegna, ed il rapporto privilegiato con la natura e gli animali che la sua educazione gli ha “donato” in un mondo sempre più meccanico impersonale, asettico, etereo, fumoso: semplicemente falso. L’avere faticato nei campi fin dalla giovanissima età gli ha permesso di stare coi piedi per terra e di essere una persona molto più piena e matura rispetto ai suoi stinti e vecchi coetanei di città descritti come dei voluminosi cocci vuoti.

Il libro al contempo rileva un forte distacco nei confronti delle superstizioni centenarie, dei rimedi popolari, della cultura intrisa della sottomissione al padrone, dell’impossibilità di muovere una critica o una proposta di miglioramento. Così è, punto! La sua scrittura riesce a rendere questa dicotomia tra due sentimenti contrastanti con quel suo essere a tratti delicata per poi assumere i connotati di un getto furente con alternanza tra lingua sarda, italiano, dialoghi e pensieri più intimi e filosofici. Ammetto che in certi momenti la lettura può risultare difficile ma c'è talmente tanta potenza e vivacità in queste pagine che l'autore ha fatto fatica a contenerla ed in taluni casi ha "esondato".

Ledda crede nel compromesso tra il nuovo e il vecchio, tra la civiltà pastorale e antica dalla quale proviene e quella del mondo moderno che bussa insistentemente alle porte. Siamo nel 1977 ma questo libro è tremendamente attuale e non può lasciarvi indifferenti .O almeno lo spero.

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