Obaro Ejimiwe, in arte Ghostpoet, artista londinese di origini nigeriano-dominicane, è da tempo, grazie al suo spoken word alieno, il vero erede dell'hip hop biascicato e slacker di Tricky nonché hipster 2.0 sull'orlo del successo e attento alle giuste collaborazioni radical chic.

Il nuovo lavoro in studio dell'artista si intitola "I Grow Tired But Dare Not Fall Asleep" e segna il suo ritorno sulle scene a tre anni di distanza dall'acclamato "Dark Days + Canapés".

Registrato a Londra e scritto, arrangiato e prodotto completamente dallo stesso Obaro, il nuovo disco, sul piano tematico, è stato descritto dal suo stesso autore come "uno sguardo distopico sull'ansia universale che stiamo vivendo in questi ultimi anni e sulle sensazioni causate da un futuro incerto".

Musicalmente, invece, pur ancora legato all'alternative rock del precedente lavoro, esso risulta più variegato, incorporando suoni e stili differenti quali trip hop, post-punk, dub e psichedelia.

Tra i momenti migliori dell'album possono senza ombra di dubbio annoverarsi l'ossessiva "Breaking Cover", il blueseggiante e crudo singolo "Concrete Pony", gli sbalzi ritmici di "Rats In A Sack" e la prepotente "Nowhere To Hide Now".

Quello di Ghostpoet è crossover dei più spontanei in circolazione che cammina in equilibrio elegante sulla linea di confine tra hip hop e rock rendendo subito riconoscibile l'impronta del suo autore. Non c'è nulla di forzato che fuoriesce tra le pieghe noir di questo disco e la forza comunicativa è lo snodo centrale di un artista che non può essere ingabbiato negli steccati di genere.

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