Similitudini Full Metal Jacket, Apocalypse Now, Predator, Ragtime, ma non è così. Revisionismo della guerra, revisionismo del razzismo, revisionismo della sopravvivenza, revisionismo della fratellanza, revisionismo della fuga, revisionismo dell'orrore...

Il film affoga nel delta del fiume Nig(g)er; i protagonisti affogano realmente e quelli vivi sono già affogati e, bruuutta cosa, iniziano a rendersene conto; gli spettatori sono portati ad un affogamento esistenziale che non dà scampo con quella palla stroboscopica italo-disco che illumina la mancanza di concordia umana che possiede la massa subumana.

Più che "Legione", la vita reale è straniera in noi, ma quando si palesa c'è il punto di non ritorno: "lascia tutto e seguimi".
La musica di Vitalic apre a una discoteca estraniante dall'inizio alla fine.

Il materico, la carne, il corpo vengono trattati da una visione psichica di presa di coscienza della sofferenza. Si gioca il gioco ma non si è lì, l'approccio alla verità delle cose "addestrato" come che non siamo questo corpo. Proprio lì il punto, non c'è racconto nel racconto e tutto fila liscio come le barche a motore sul fiume immoto, la forza d'inerzia del "tutto accade". Aleksei quando sotterra il "nemico" dà degna sepoltura a Jomo e a se stesso, si disobbedisce al "macello". Eccola lì la discoteca delle anime danzanti.

Utopia è sinonimo di libertà, caos quello di vita. La vita non si fa con la vita, il caos è positivo e rigenerante nella prospettiva di risorgere dall'abisso. Libertà è utopia, ma esiste. Bisogna ricominciare tutto "diversamente".

L'esordio col botto del regista italiano vince quest'anno un Leone d'argento a Berlino con questa sua vera "missione di pace", fuori moda dai "venti di guerra" che ci stanno attanagliando oggigiorno, perciò indispensabile. Giacomo Abbruzzese magnificamente non considera nulla, non giudica, non c'è niente da giudicare. Tutto è dentro noi.

La visione infrarossa della morte inverte la putrefazione in una danza aliena, in un abbraccio fraterno col nostro Dio interiore. La raggelante camera termica ci scalda il cuore. Quest'Africa dilaniata, questa razza negra stuprata senza pietà, questa superba razza negra con una regalità animale allucinante...

Gli anelli mancanti ce li ha tutti Udoka sul suo vestito dorato, gli anelli perduti della fratellanza umana. Come possiamo odiare e distruggere quello che anche noi siamo? Cosa ci resta se non fermarsi e danzare, cercare di recuperare l'affinità con gli astri che è nascosta in noi, proporre la nostra frontiera di universo e affiancarla con le altre dei nostri fratelli e accorgersi che è la stessa, invisibile. Ballare...

La cicatrice del labbro leporino del protagonista bianco la sentiamo anche noi che solletica gli incisivi. Con gli occhi eterocromi dei protagonisti neri, gemelli fratello sole sorella luna, vediamo anche noi la compassione della vita reale: "to die, to sleep, perchance to dream".
"Segnare per la squadra dei vinti... Cosa ci resta se non l'eterna volontà di segnare per la squadra dei vinti?"

Due bicchieri di bordeaux, merci. À la santé! Gli angeli ballano al ritmo di questa colonna sonora. Let's dance...

DISCO BOY

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