Annus Domini 1976. Dopo un passato da dj a Radio Capodistria arriva l'esordio discografico del cantautore triestino Gino D'Eliso, dal titolo Il mare, album che gli vale subito un premio come miglior paroliere esordiente. La scena musicale è quella del rock progressivo applicato alla canzone d'autore, e Gino si avvale dei più grandi musicisti in circolazione nell'ambiente, come Claudio Pascoli e Paolo Donnarumma. Produce la gloriosa Numero Uno di Lucio Battisti, è il risultato è subito di alto profilo, nonché l'unico in questo genere per l'autore, che a partire dal successivo Ti ricordi Vienna? e ancor di più nei due capitoli successivi, inventerà il cosiddetto mitteleurock, che peraltro sarà anche il titolo di un brano del 1980, al punto da venir definito "il sovrano del rock mitteleuropeo". Trieste è città crocevia di culture, quella italiana che interseca quella asburgica ma anche quella slava. Negli anni di poi Gino vivrà moltissimo nella ex Jugoslavia, e nasceranno anche canzoni purtroppo ispirate alle truci guerre di secessione.
Ma tornando al suo esordio, l'Lp costa di otto brani con appunto testi di alto valore, su tutti "Non è solo musica", "Emilio barbone" ma soprattutto "Carso", che è anche la migliore musicalmente, un progressive rock che supera i sette minuti. Il disco lo si può definire non solo un concept album, ma tutta la discografia del Nostro contiene crossover e rimandi a dischi precedenti. Un po' come David Bowie, sicuramente modello di ispirazione di D'Eliso così come dei cosiddetti piccoli Bowie d'Italia, ovvero Alberto Camerini, Ivan Cattaneo, Faust'O e Garbo, che da lì a cinque anni renderà benissimo l'idea del rock mitteleuropeo con il suo esordio A Berlino va bene. Peraltro, a proposito di Camerini, due brani del primo disco di Gino citano l'Arlecchino, proprio come fa l'italo-brasiliano nel contemporaneo debutto di Cenerentola e il pane quotidiano. Alberto poi continuerà a riprendere la maschera sia nei testi che nei travestimenti, al punto di essere identificato come "l'Arlecchino elettronico del rock italiano".
De Il mare spiccano in realtà tutte le otto canzoni, è un disco da ascoltare da capo a fine per capirne l'essenza. Oltre alle canzoni succitate vale la pena di citare "Il palco è vuoto" e "I santi sui muri", due bellissime composizioni in sequenza. Per quanto concerne l'aspetto musicale, compare uno strumento insolito per il rock italiano, ovvero il flauto, tant'è che qualcuno ha accostato, a ragion veduta, questa produzione ai Jethro Tull di Ian Anderson.
Come detto, siamo all'inizio, e per me questo LP vale 3,5 stelle, ma con i tre di dopo, con l'apice in Cattivi pensieri, arriviamo tranquillamente alle quattro stelle.
Dopo il 1983, così come Flavio Giurato dopo Marco Polo, Gino abbandonerà la discografia di largo consumo, questa volta per ritrosia più sua, a differenza di Flavio, bloccato unilateralmente dalla CGD dopo il terzo disco, davvero troppo avanti nell'Italia di "Ci sarà" di Albano e Romina.
Entrambi torneranno 18 anni dopo, ed entrambi dopo aver lavorato in Rai come documentaristi. Flavio riemergerà dal silenzio con la prima versione de Il manuale del cantautore, mentre Gino darà alle stampe nel 2001 il "balcanissimo" Europa Hotel.
Gino D'Eliso, un rocker tutto da scoprire!
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