Successivamente al ritorno agli album dopo 18 anni ne passeranno altri dieci affinché Gino D'Eliso sforni un nuovo lavoro.
Questa volta si fa tutto in casa, con la sua etichetta Mitteleurock Productions.
Ridatemi i congiuntivi non nasce solo dall'esigenza/richiesta di riappropriarsi della propria identità linguistica, ma con essa anche della propria cultura e del proprio pensiero.
A tal proposito la copertina è esplicativa: una classe di alunni del passato che però sembra proiettare al futuro, in un presente di coscienze sopite. Proprio Gino spiega le origini dell'album, uscito questa volta in cd, così come nel 2001: far avvicinare, attraverso la popolarità della musica, i giovani alla conoscenza, specie a quella tradizionale ed analogica, fatta di libri da sfogliare e annusare, di oggetti tangibili.
Gino D'Eliso è laureato in Filosofia all'Università di Trieste, ed è stato Dottore di Ricerca ad Urbino. Un uomo quindi con una solidissima cultura umanistica, oltre che musicale.
Le canzoni di questo Ridatemi i congiuntivi sono ispirate perlopiù ai romanzi che hanno maggiormente affascinato il cantautore.
"Anni sull'altipiano", ad esempio, è chiaramente ispirata da Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu, pubblicata nel 1938 ed una delle opere più importanti sulla prima guerra mondiale. Musicalmente si avvale del sax di Joe Niemela.
"Vita in stato di ebbrezza" è un folk-rock autobiografico scritto tre anni prima, bel brano.
Arriva poi la title-track, col suo ritornello iconico: "Ridatemi i congiuntivi/Le doppie, l'educazione/Ridatemi a viva forza/La pulizia, la pulizia dal cerone". Il cerone come simbolo della maschera dell'attore e quindi della falsità rispetto alla vita vera.
L'ora di tutti di Maria Corti è invece l'ispirazione di "Siamo arrivati a Sud", brano permeato di arrangiamenti mediorientali. Il libro e il brano fanno riferimento all'assedio turco a Otranto del 1480. I superstiti dell'attacco preferirono la morte piuttosto che rinnegare i propri ideali.
Opere del passato e sul passato prese come spunto di riflessione sul presente.
"Le notti bianche" sono invece quelle che il cantautore passa nella sua Trieste, tra lunghe discussioni nei bar e gente che lo riconosce e lo ammira.
A questo punto Gino D'Eliso ripesca due brani degli anni '80, ovvero "Canzone d'amore", già incisa nel 1983 su Cattivi pensieri, qui in tono più malinconico; e "Chelsea Hotel", lato B del 45 giri di "Oktoberfest" di Patrizia' Zzani, scritta da lui ma mai incisa.
"Le grandi pietre bianche" è un omaggio alle pietraie del Carso, quel Carso a cui è dedicato uno splendido brano nel suo primo LP e di cui qui si parla si mette in evidenza la divisione culturale della zona.
Così come Europa Hotel aveva chiuso con un sorprendente dittico, lo fa anche Ridatemi i congiuntivi. Vengono ripescate due canzoni del 1979. La prima è "Signore degli imbecilli", un rock di protesta rifiutato a D'Eliso dalla casa discografica e fatta cantare ai Revolver nell'omonimo nonché unico album della band triestina, prodotto da Gino; e "Pino Delirio & His Fabulous Rocker Boys", nettamente autobiografica (Pino Delirio è la chiara assonanza del nome e cognome dell'autore) dove si canta di un musicista pressato dalle dure leggi del mercato musicale.
Sempre l'autore ha svelato altri particolari su questo album, come ad esempio la lentezza e la rilassatezza con cui è stato concepito. E con altrettante vedrà la luce, sette anni dopo, Valvole e vinile.
Infine, ma questa è una mia impressione, questo lavoro e il precedente li vedo per certi versi affini al Gianmaria Testa di Altre latitudini e di Da questa parte del mare, sicuramente per il loro gettare uno sguardo al di là dell'Adriatico.
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