Registrato nel 2013, ma pubblicato nel 2018, Valvole & Vinile è ad oggi il settimo e ultimo album del cantautore triestino Gino D'Eliso.
Per la prima volta in carriera non cambia etichetta ed è sempre la sua Mitteleurock Production a occuparsi del cd.
Il 2018 è l'occasione per D'Eliso di celebrare 50 anni di attività, da quel mitico 1968 che lo vide esordire con la band The Children.
E così le dieci canzoni dell'album ripercorrono la sua vita, dall'infanzia alla maturità, dalla sua Trieste in "Bora scura" e "St. James Field" all'Italia intera in "Italia oh Italia" fino ad arrivare alla Russia di "A piena voce". Ma andiamo con ordine.
"Valvole e vinile", ovvero i ricordi di gioventù, l'omaggio all'era dell'analogico, all'odore del vinile ma anche alla tv in bianco e nero. Sempre con la voglia e la forza di sorridere.
"Dentro l'anima" è un buon brano esistenziale con una batteria possente a sottolineare tutto il brano.
"A piena voce" prende il titolo evidentemente dall'ultimo poema di Vladimir Majakovskij del 1930, poco prima della morte a soli 37 anni. Parla della Russia e dello "Zar che ci salverà", in linea con il nuovo corso del pensiero post-rivoluzionario del poeta. Non poteva mancare un quadro sull'Est Europa in un album di Gino.
"Essere John Wayne", la quarta traccia, è un pretesto per parlare dell'invincibilità. Curiosamente il soprannome di Wayne era "il Duca" proprio come "il Duca bianco" che è sempre stato modello musicale per Gino D'Eliso, nonché per una serie di personaggi "alternativi" che hanno ottenuto un certo riscontro a cavallo tra la fine dei '70 e l'inizio degli '80.
"Lato selvaggio" pure si lascia ascoltare piacevolmente, e ad abbellire il pezzo c'è il sax di Edy Meola, peraltro presente sulla copertina del cd insieme al cantante.
In "Bora scura" ritorna Trieste ma anche i "santi ed eroi" del suo terzo album datato 1979.
A spezzare l'atmosfera "seria" ci pensa "Le belle canzoni", e Gino ne ha scritte, eccome. I "santi ed eroi", e pure la "povera gente", ritornano in "Italia oh Italia", a dimostrazione di un corpus discografico coerente e fatto di rimandi e intrecci col passato. Un'Italia che per Gino "fortunatamente non cambia mai", nonostante "gli assassini, i terremoti e le file per le pensioni".
La canzone più criptica sembra essere "St. James Field", dove la piazza centrale del quartiere San Giacomo a Trieste, dove è nato l'artista, appare un pretesto per scavare nella propria interiorità.
A chiudere tutto "Tempi passati", una "romanza" cantata con voce baritonale, un unicum di questo genere nel disco.
Un album che si avvale di chitarre elettriche, acustiche, tastiere e sax ben collocati, basti pensare al bell'assolo di elettrica in "Italia oh Italia" o al già citato sax di Edy Meola, ma anche alla tastiera alla "The show must go on" di "Essere John Wayne" e al fraseggio di acustica in "St. James Field".
L'artista, a mezzo Facebook, informa che ci sarà un ottavo album di prossima uscita dal titolo Anni pesanti, come la canzone del 2001.
Potrebbe contenere, oltre ad inediti, una rilettura della title-track.
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