Avevo messo la parola EIRE nel dimenticatoio non so quanti anni fa, per me era roba da geografia delle medie, ricordi di fine anni ottanta, tipo Maurizio Seymandi o Edu e Skoro, roba che a ripensarci ora non so se me la sono sognata o è esistita veramente.
Ed invece la parola EIRE ha continuato ostinatamente ad esistere e ad essere usata nonostante io me la fossi dimenticata, ho controllato su internèt per sicurezza, ed è ricomparsa nella mia vita dopo trentaespingi anni e duecento pagine di un romanzo poliziesco, nella lezione di una giovane maestra di una scuola serale per ragazzi problematici.
E le pagine successive in cui la giovane maestra va in pasto alla furia additivata dei suoi alunni, hanno sottratto quella parola ai miei ricordi spensierati e l’hanno impregnata di suggestioni totalmente diverse.
Qualche anno fa un commento di Confaloni in una mia recensione mi aveva messo sulle tracce di Scerbanenco. Era una risposta alla mia provocazione: “Scrivere un bel giallo ambientato a Milano, quella si che è una bella impresa. …”
La Milano che ho trovato nei romanzi che ho letto della serie con protagonista Duca Lamberti, è effettivamente lontana dalla città dei “pheeeega”, dei danè, di cocaina&belen, che ho in mente.
È dura, arida, sudicia, povera ... senza speranza, mi ricorda un po’ la Torino delle Vallette e barrierana.
Il primo romanzo che ho letto della serie di cui sopra, “Venere Privata”, mi aveva lasciato con un po’ di amaro in bacca. Forse mi aspettavo un mistero bello intricato da risolvere e non ho trovato nulla del genere, ed il personaggio di Duca Lamberti mi è parso troppo forzato, troppo macchietta di Phil Marlowe.
Leggendo “I ragazzi del massacro” credo di averlo inquadrato un po’ meglio Duca Lamberti, medico radiato e messo in galera per aver praticato l’eutanasia ad una sua paziente, e uscito di galera, messosi a fare il poliziotto.
Un personaggio crudo certo, ma non figo come Phil Marlowe, e forse per questo un po’ più vero, con tante contraddizioni ed insicurezze, e anche stronzaggine un po’ meschina ed egoista, che gli fa ritenere accettabile mettere il successo nelle sue imprese davanti ai pericoli e alle vicissitudini delle persone a lui care.
Cris, ti rispondo qua anche se non so se è il modo giusto: come ho detto “Venere Privata” non mi ha entusiasmato moltissimo, mi è piaciuto molto di più questo, Scerbanenco è stato certamente una bella scoperta, ma di “ma” per me ce ne sono anche altri.
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