Questo è un romanzo. Il titolo provocatorio (c'è qualcuno che vorrebbe fosse una notizia reale) attira l'attenzione. Forse in maniera selettiva: attira chi si potrebbe immedesimare, in tutto o in parte, nelle idee politiche sviluppate in questa narrazione di fantasia.
Pubblicato cinque mesi fa, il volume è ambientato in tempi assai recenti, quando al governo c'è di nuovo il nostro carissimo attuale premier. Il protagonista è un giovane di 25 anni che si fa le canne, parla con gli amici di donne e politica, frequenta i centri sociali e partecipa alle manifestazioni "rosse". Si mette con una tipa che la pensa come lui (e infatti stanno sempre a parlare di politica). Lui però si accorge che lei nasconde qualcosa e si mette a indagare. Quando scopre cosa c'è sotto, la storia prende tutt'altra piega, gli eventi si susseguiranno velocemente e non mancano spiazzanti colpi di scena.
Come può un giovane ribelle e squattrinato pretendere da solo di lasciare il segno contro quella società che odia? Il finale, che viene accennato ad ogni capitolo, è prevedibile, ma è difficile immaginare come si sia arrivati a quel punto. Per questo la curiosità cresce man mano che la lettura procede. Duecentoquarantasei pagine scorreranno sempre più veloci.
Pur tuttavia, l'inizio è palloso: sembra la descrizione di un giovane qualsiasi che fa una vita normalissima. Forse sta proprio qui, però, la parte più ricca di critiche verso il cosiddetto "sistema". Giuseppe Caruso, l'autore, è giovane, ma ha le idee chiare e non ha paura di esprimerle in un libro politicamente impegnato, che narra in prima persona le difficoltà che hanno i giovani di oggi a trovare un lavoro stabile, adatto al titolo di studio.
La colpa viene data al "sistema", che punta allo sfruttamento di lavoratori iscritti alle agenzie interinali. Si lavora finché la ditta ha bisogno, poi si torna ad essere disoccupati. Fino alla prossima occupazione temporanea. A questo "sistema" sembra impossibile sfuggire, perché per sopravvivere bisogna adattarsi, allora si entra a farne parte. Ma cosa possiamo fare per cambiare le cose?
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