<< The car's on fire and there's no driver at the wheel
And the sewers are all muddied with a thousand lonely suicides
And a dark wind blows

The government is corrupt
And we're on so many drugs
With the radio on and the curtains drawn

We're trapped in the belly of this horrible machine
And the machine is bleeding to death

The sun has fallen down
And the billboards are all leering
And the flags are all dead at the top of their poles

It went like this:

The buildings tumbled in on themselves
Mothers clutching babies picked through the rubble
And pulled out their hair

The skyline was beautiful on fire
All twisted metal stretching upwards
Everything washed in a thin orange haze

I said: "kiss me, you're beautiful
These are truly the last days"

You grabbed my hand and we fell into it
Like a daydream or a fever

We woke up one morning and fell a little further down
For sure it's the valley of death

I open up my wallet
And it's full of blood >>



Se volete sapere il motivo per il quale non sopporto etichettare la musica in generi, la risposta è proprio qui davanti ai vostri occhi.
I Godspeed You! Black Emperor sono ormai considerati da tempo uno dei gruppi più influenti e fondamentali del ''Post-Rock''. Genere che apprezzo infinamente, ma che, detto tra noi, finisce con il regalare troppo spesso lavori troppo simili tra loro. Una sorta di rimescolata alla solita minestra, prendendo costantemente spunto da classici di vent'anni fa come ''Young Team'' dei cari Mogwai.
Anche quest'album - F# A# ∞ - è di vent'anni fa. Ma volete sapere la differenza? Nessuno, ancora oggi, è capace di suonare come i Godspeed You!Black Emperor hanno saputo suonare in questo disco.

Il termine ''Post-Rock'', poi, è quanto di più ambiguo possa esserci al momento di definire un genere musicale. Sostanzialmente con ''Post-Rock'' si intende un uso innovativo/non tradizionale degli strumenti solitamente adoperati in ambito Rock.
All'interno di ''F# A# ∞'' non troveremo la solista minestra riscaldata. Troveremo invece una musica pura, genuina, unica ed incatalogabile.
Il non volersi uniformare a nessuna corrente musicale, semplicemente il voler esprimere la propria ideologia di musica, questo è ciò che ha portato i GY!BE a rilasciare uno degli esordi più memorabili degli ultimi trent'anni di storia e, se posso permettermi, di sempre - in ambito Rock.

Il fluxus dei Canadesi è quanto di più difficile ci sia da esprimere a parole : un punto d'incontro tra avanguardia minimalista, rock, musica classica, elettronica e sperimentazione pura.
Le atmosfere sono oscure, mistiche, nebbiose. L'ascolto è individuale e profondo. Colpisce, scalfisce. Insomma, arriva al punto, là dove tanti contemporanei hanno fallito più volte. E lo fa in maniera tanto stravolgente quanto unica.
''F# A# ∞'' è come la lenta e profonda narrazione di un evento tetro: ai superbi arrangiamenti si collocano in piccoli spazi ben ritagliati alcuni parlati, poesie, dialoghi, monologhi, infine silenzi e rumori. Poi, ancora una volta è il Rock a farla da padrone, con una forte strizzata d'occhio all'utilizzo dei bordoni e degli strumenti ad arco.
E' musica libera da qualsiasi preconcetto. Musica che pone le radici all'interno del proprio giardino.

(La versione che recensisco è la versione CD uscita un anno dopo. Presenta alcune differenze negli arrangiamenti e nella suddivisione dei brani rispetto alla versione in vinile pubblicata l'anno precedente.)

L'album è così suddiviso in tre lunghe suite:
- The Dead Flag Blues​ - dilaniata poesia musicale.
- East Hastings - eclettico Rock.
- Providence​ - Probabilmente il vero capolavoro del disco. E' la sintesi perfetta di ciò che ho tentato di esprimere prima a parole. All'interno di questa lunga suite di quasi mezz'ora vi sono tutti gli ingredienti descritti in precedenza sapientemente miscelati tra loro.

Un'opera d'arte. Forse un ultimo guizzo di genialità, capace di saper stravolgere e ridimensionare una scena musicale tanto in difficoltà quanto bisognosa, di artisti, e di menti, come quelle dei Godspeed You! Black Emperor.

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