La storia post-1971 del formidabile power trio Hard Rock di Flint nel Michigan è assai nota a tutti: con la pubblicazione di Phoenix del 1972 e con l'ingresso ufficiale del tastierista Craig Frost, lo storico produttore/manager Terry Knight viene ufficialmente appiedato (causa, soprattutto, le dispute legali sorte in merito alle Royalties spettanti al gruppo che, in realtà, con l'utilizzo di "contratti capestro", quest'ultimo non li vide mai per niente o quasi) e al suo posto subentra lo storico produttore Todd Rundgren, regista di album come l'ottimo We're An American Band del 1973 e Shinin' On del 1974 che di fatto segnarono per il terzetto di Mark Farner un cambio di passo verso una musica sì più "mainstream" (secondo i canoni dell'epoca, ovviamente), ma allo stesso privata progressivamente della ferocia e dell'aggressività dei primissimi lavori della band.
In seguito, il posto di Rundgren fu preso da Jimmy Ienner, il quale portò alla pubblicazione di All The Girls Of The World Beware!!! del 1974 dove si proseguì lungo il solco, per così dire, "commerciale" intrapreso precedentemente.
Tuttavia, il vero "colpo di reni" a livello prettamente artistico della band arrivò l'anno successivo con la pubblicazione del loro secondo Live ufficiale, registrato tra il 7 e 9 febbraio 1975, che porta ufficialmente il nome di Caught in Act .
La prima cosa che viene in mente al primo ascolto di esso è, soprattutto, il ritorno a un approccio aggressivo, viscerale, ma al tempo stesso elegante al punto giusto, del loro genuino quanto efficace Hard Rock e tutto ciò è testimoniato dall'infuocata doppietta "Footstompin' Music" e "Rock 'N' Roll Soul" che di fatto rappresentano l'apertura perfetta della loro scaletta.
L'ammaliante "Closer To Home/I'm Your Captain" segue subito a ruota con le ottime tastiere di Frost a contornare un pezzo dal fascino intatto, nonostante i quasi 50 anni passati dalla sua pubblicazione. Altrettanto ottimo è il rifacimento della sempre maestosa "Heartbreaker" che a livello qualitativo se la gioca alla pari con la versione più grezza e "cattiva" dello storico Live Album.
"Some Kind Of Beautiful" e, soprattutto, la cover di Carole King "The Loco-Motion" rappresentano, invece, i momenti più "caciaroni" della scaletta, dove il gruppo si diverte a suon di ritmi che strizzano l'occhio all' R'n'B e al Rockabilly prima maniera. Per contro, su "Shinin' On" le sonorità si fanno alquanto "à la Deep Purple" con la chitarra sempre molto buon suonata di Farner che fa a gara di assoli con l'Hammond di Frost che in questa occasione, essendo in pieno periodo carnevalesco, si traveste letteralmente da John Lord e sfodera un'ottima prestazione anche stavolta. Ma tale ottima performance viene da egli bissata nella notevole "Black Licorice" dove sono i vorticosi ritmi Funk/Rock (di grande pregio le linee di basso di Mel Schacher in questo caso) a farla decisamente da padrone.
La ballata "The Railroad" avvolgente quanto coinvolgente è un altro eccellente colpo di genio a firma Farner, specie per il crescendo chitarristico finale che lo rende persino più bello della nota versione in studio. "We're An American Band" e "T.N.U.C." sono altri due ottimi pezzi, ma che risultano leggermente annacquati nel sound, soprattutto il secondo, rispetto alle rispettive versioni in studio e live (provare per credere le due versioni di "T.N.U.C." presenti sia in Live Album sia in The 1971 Tour). "Inside Lookin' Out" è l'ottima cover degli Animals come sempre riprodotta in maniera magistrale da Farner e soci con in più un tocco di Hammond verso il finale ad impreziosirla ulteriormente.
La scaletta (o "platter", che dir si voglia) viene conclusa con la travolgente "Gimme Shelter" dei Rolling Stones che mette di fatto la firma in calce su un eccellente lavoro del trio che, nonostante i ben 45 anni trascorsi dalla sua uscita, ancora profuma decisamente di quell'Hard Rock vivo e pulsante del quale non dovremmo mai farne a meno.
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