La prima volta che ascoltai questo disco era un venerdì di Novembre e mi trovavo a casa, nell’andito del mio balcone. Ricordo che quella sera, uno di quei pomeriggi uggiosi che anticipano l’inverno e hanno qualcosa di esso, saranno state sì e no le 18:00 quando, dopo aver preparato un latte macchiato (da buon pantofolaio, lo ammetto) decisi di smorzare un momento da tutto ciò che avevo da fare per rilassarmi su qualcosa di più aperto, più sperimentale, più luminoso in quella grigia giornata. Sul mio vecchio lettore cd della Philips, che possiedo ancora dai tempi delle scuole medie, inserii "Formless" ultima opera degli statunitensi ormai sciolti Gridlock; ricordo con esattezza che l’approccio con tale capolavoro fu incredibile.

Rimasi talmente colpito dalla grandezza di questo disco che ne fui completamente assuefatto, sin da subito. Le vibrazioni che riesce a trasmettere questo album sono incredibili, inverosimili! Ed una volta che ci si entra dentro è impossibile uscirne perché "Formless" tocca quella parte più remota di te, sino a farti illuminare gli occhi tale è la meraviglia sonora racchiusa al suo interno.. e la parola esatta per descrivere tutto ciò è una sola: brividi. I brividi che ti assalgono quando chiudi gli occhi e sulle note di semplice Ambient/IDM della quarta traccia “Return” riesci a farti trasportare.. e una volta che riapri gli occhi, guardi fuori dalla finestra per capire se tutto ciò che sta succedendo è frutto della tua immaginazione.

Cominciò a piovere e la musica sembrava andasse in sincronia con ciò che accadeva fuori. I primi vapori sintetici della settima traccia “Interlude2” sono lievi e delicati, accarezzano l’animo ed il cuore di chi la musica riesce veramente a capirla col cuore, e modestamente credo di esservi riuscito questa volta. Sono un nostalgico forse, o probabilmente un esaurito ma credo che coloro che almeno una volta hanno provato tali esperienze di fronte ad un disco siano riusciti perfettamente a capire ciò che sto cercando di raccontare. Formless non è un banale album musicale, è molto di più. "Formless" è la colonna sonora del nostro Io più nascosto, quell’Io che appare a noi stessi solo nei momenti di pace interiore dove indisturbati dalle pressioni esterne riusciamo a comunicare con le emozioni, con il battere del nostro cuore..e ahinoi è qualcosa di così straordinario che non riusciamo a raccontarlo perfettamente a qualcun altro, a dargli un colore, una forma… "Formless" appunto. È come guardare in uno specchio che conosce solo il nostro volto, o un sogno lucido che lentamente riusciamo a controllare venendo a contatto con le nostre più intime percezioni e piano piano quell’immediato smarrimento che incontriamo di fronte a qualcosa che ancora non conosciamo, viene abbandonato. Abbracciamo qualcosa di nuovo. E così ci facciamo accompagnare dalle percussioni di “Displacement” in una notte illuminata dai fari delle altre automobili, i neon dei negozi e le voci delle persone. Dentro di noi frullano i pensieri, le preoccupazioni per tutto ciò che la vita ci mette davanti e vorremmo molto più tempo per stare da soli, in tranquillità ed in pace con noi stessi. Lentamente si spengono le luci con “Done Processing” e restiamo ammutoliti di fronte a ciò che c’è appena piombato addosso, un vortice di emozioni, di riflessioni, brividi, brividi e ancora brividi. "Formless" è questo. È l’appuntamento con ciò che di più vero batte dentro di noi e in un ora questo vento tiepido ci soffia contro e nell’animo rimane qualcosa: la consapevolezza che forse ogni tanto restare da soli a pensare e a conoscerci sia molto più interessante di perdere tempo facendo qualcos’altro che all’apparenza sembra più importante... cosa è più importante di noi stessi in fondo?

Non mi interessa descrivervi tecnicamente come è composto il disco, o quali siano gli strumenti o confrontare le canzoni ad altre o tantomeno ripristinare il vortice di parole che ho scritto. Questo è tutto ciò che "Formless" mi ha lasciato dentro e spero che, qualora lo ascoltiate, faccia lo stesso anche con voi……

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