Questo film è praticamente tutto estetica. Voglio dire che in maniera perfettamente consapevole e forse pure furbesca, mette in piedi una storia trita e ritrita di ambientazione cyberpunk, la arricchisce con qualche elemento gotico qua e là, alla base ci piazza una storia d'amore finita male e poi ecco suggestioni fantasy evocate all'interno di una dimensione virtuale cui l'umanità intera sembrerebbe essersi ritirata per sfuggire al mondo di brutture che li circonda e al centro di tutto infine la solita figura dell'antieroe tenebroso tipo Rick Deckard che però è sicuramente meno avveduto e che invece che tra la natura umana e quella di replicante, si domanda egli chi sia veramente, perso tra la ricerca della reale motivazione che abbia portato alla morte della sua fidanzata e la ricerca dei reali colpevoli e la fuga sicura nella realtà virtuale.

Nash (Mike Dopud) è praticamente una specie di agente per conto di una compagnia che gestisce le reti che tengono in piedi questa grande realtà virtuale, la Synternis Corporation, che nel 2047 è praticamente la risposta alla grande crisi economica e sociale che ha colpito la Francia come il resto del mondo occidentale. Incaricato dalla compagnia di stanare un gruppo di oppositori oppure chiamiamoli "restauratori", che si fanno chiamare "negromanti", che agisce anche con azioni di terrorismo virtuale e responsabile della morte di 148 "connessi" mediante la diffusione di un virus. Nash accetta di occuparsi della cosa anche perché è così del resto che è stata uccisa anche la sua fidanzata e per questa ragione è disposto a andare fino in fondo ad ogni costo, anche considerando il fatto che dopo l'avvenimento si è anche lui rifugiato nel mondo virtuale.

In una alternanza tra la dimensione virtuale, per lo più riconducibile ad ambientazioni di carattere fantasy e quelle "reali", mutuate da esperienze nel cinema di genere da "Blade Runner" in poi, Nash si ritroverà stretto nella morsa della compagnia che lo ha ingaggiato, dell'interpol, che indagna sulla Synternis, e degli stessi negromanti. Quando si troverà a scegliere da che parte stare, alla fine capirà che la scelta non riguarda tanto il passato e la vendetta quanto la sua vita presente e futura. Si rilancia così il tema eterno che riguarda la "vita" virtuale e come considerare questa nel complesso delle nostre esistenze: è questa una dimensione completamente astrusa da essa? Ne è una propagine? Vi sono differenze radicali? Ci sono differenze tra la vita reale e quella virtuale o queste possono considerarsi entrambe alla stessa maniera e aventi pari "dignità" sul piano esperienziale? Questa ultima in particolare sembra la domanda e la considerazione finale di questo film sicuramente mediocre, ma che potrebbe comunque piacere e fare colpo per la caratterizzazione di alcune scene se vi piacciono quel tipo di ambientazioni richiamate e che sono ben rese nonostante la produzione indipendente.

Carico i commenti...  con calma