Eccomi a esordire sul DeB.
Vediamo di iniziare debene.
Nel secondo libro di Haruki Murakami "La fine del mondo e il paese delle Meraviglie", c'è una sequenza di scene ambientate in questo misterioso paese delle meraviglie.
Un luogo - appunto - misterioso, cupo, rigido, muto, quasi astratto. Dove la musica non esiste. Il protagonista vaga per questo posto senza incontrare quasi mai nessuno. Senza parlare. Accompagnato solo da una grigia nebbia dentro di se. Io invece mi immagino che questo personaggio abbia la possibilità di ascoltare qualcosa.
E se potesse, questo album sarebbe perfetto.
Grazie ad un microcosmo di aggeggi e piccoli synth, Heinbach crea una serie di paesaggi sonori inquieti. Echi distorti di una città vuota e lontana. Deboli segnali di uno scenario alla deriva. Una serie di movimenti, ribattezzati Gestures (da qui il titolo dell'album), che si susseguono come un unico filo; dall'inizio, alla fine.
Un disco che nonostante la mia estraneità al genere, mi ha colpito per la facilità con cui riesce a rapire, pur con un linguaggio non sempre semplice da comprendere come quello dell'ambient elettronico.
Più che la quiete dopo la tempesta, questo album è la quiete durante la tempesta. Una tempesta per lo più emotiva. Una nebbia che avvolge i pensieri. Come la copertina suggerisce.
E proprio ora che scrivo, ecco che ne arriva una di tempesta, qui dalle mie parti.
Vado a coprirmi.
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