La prospettiva del sogno.

La prospettiva del sogno non ha angolazioni. Presumibilmente non ha geometrie, perché la sola luce che nel sogno si rivela è quella di uno spazio adimensionale: non i punti, non le rette, non il piano euclideo. Non c'è padrone, non un mentore, non la mente superna che guida il sonno: la prospettiva del sogno è un figlio spurio contento del suo abbandono. Il nomade errabondo nel sogno riposa, le foglie si posano sul fondale marino, la notte avvampa. Nelle scritture di Harold Budd, etereo artefice dei lievi spasimi del Padiglione dei Sogni, Bismillahi 'rrahman 'rrahim è il sogno sventrato della sua intimità, violazione di un segreto che appare nudo e lascivo, riottoso e immutabile.
Immutabile perché alle orecchie a cui è lecito guardare, nell'aperta distesa di papaveri crociati, si rivela remoto: è l'Atlantide sommersa, l'uomo intrappolato nel ghiacciaio, la vetrina allestita di un negozio di scarpe vista da un mutilato di guerra. Bismillahi 'rrahman 'rrahim è il sogno incontrollabile di una ballerina dello Schiaccianoci in stato comatoso.

Nell'espressione sorda di chi nel sogno attende, Harold Budd dipinge Due canzoni e in esse depone la speranza di un risveglio senza rimpianto. E' la prospettiva priva di estati e di inverni: nel sogno esiste il solo chiaroscuro. Mai il bianco mai il nero, non la luce abbacinante né il buio infido. Le nebbie pigmentano il cielo e pare appaia Primavera. Il vecchio di Hemingway si addormenta e sogna i leoni.

Canto.
Il Lamento di Arianna di Claudio Monteverdi nei Madrigals of Rose Angel. E' la prospettiva del sogno cilestrina, l'abbraccio religioso con l'eterno cui la morte invocata da Arianna ricongiunge. E nel sonno, tra campanelli, diafane note di piano e voci celesti il sogno sposa l'inconscio e di esso rivela il desiderio. La prospettiva del sogno è maliarda: seduce e illude l'ambizione all'ascesi. Il sogno è premorte. Nel sonno Ares, deposte le armi, acquiesce sul ventre venereo.

Sono ancora i campanelli, le note briose di un pianoforte, le voci soffuse a chiudere il Padiglione: Juno conduce nel limite invalicabile, l'ultimo gesto inconsapevole del dormiente, la cortina di ferro che separa l'amante dall'ossessione. Nella prospettiva del sogno ogni tempo non ha tempo, e non può così evitare che l'opera muoia nei preludi di Debussy, senza fine. La prospettiva del sogno gode di sola morte apparente.

Mi è parso di svegliarmi al dondolio dei covoni.

Harold Budd, "The Pavilion Of Dreams", 1978.

(Per un amico pigro.)

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