La fantastica copertina parla da sola: siamo nel bel pieno del creativo periodo funk-elettrico-futuristico di Herbie Hancock. "Thrust" è il secondo lavoro riguardante l'operato della leggendaria Headhunter band, qui composta da Herbie al piano elettrico, clavinet, e sintetizzatori (tra i quali il mitico ARP 2600), Bennie Maupin ai fiati (sax, flauto, clarinetto basso) Paul Jackson al basso elettrico e il nuovo innesto Mike Clark alla batteria, perfettamente coadiuvato dal grande Bill Summers (colui che adoperava persino la bottiglia di birra come strumento) alle (numerose) percussioni.
Nomi che si renderanno protagonisti di uno dei migliori episodi della musica tutta.
Il disco, rilasciato nel 1974 per la Columbia, si compone di quattro tracce che proseguono il concept intrapreso su Head Hunters, indimenticato predecessore fuori un anno prima e ad oggi l'opera più nota del pianista americano; ovvero lunghe jam jazz/funk poliritmate e ricche di sintetizzatori analogici abilmente manipolati dall'occhialuto leader, qui come peraltro ben illustrato dal geniale artwork di Rob Springett, già imbarcato per il viaggio verso nuovi territori sonori, cominciato con i visionari "Mwandishi" e "Crossings" e che sfocierà poi in molti gioiellini di sperimentazione elettronica, tra cui l'amato/odiato "Future Shock".
Il movimentato synth-funk (consentitemi il termine) di "Palm Grease" sembra presagire quanto sentiremo su quest'ultimo: la batteria tesse un semplice, quanto per l'epoca avanguardistico, beat hip hop (non a caso Clark diverrà in seguito molto campionato nell'ambiente) sulla quale si trascina decisa una ripetitiva bassline che non è affatto l'unica cosa a ricordare molto da vicino la gloriosa "Chameleon". Percussioni di ogni tipo (africane, latine, metalliche) e congas da parte di un Summers in grandissimo spolvero (magnifici in fattispecie gli interventi al log drum) completano le Maupiane linee di sax e i cazzuti riff wah-wah provenienti dal clavinet di Herbie, che passa poi a progressioni sintetiche che si versano in un entusiasmante outro spaziale con tanto di impennata cosmica simile a quelle udibili nei vicini sperimentalismi krautrock.
Si tratta dell'assoluto highlight, nonchè episodio dall'anima più fusion, di "Thrust", che ci mostra un Hancock evidentemente ancora folgorato dai fasti mostrati alla corte di sua maestà Miles Davis.
La seconda traccia, "Actual Proof", quella con maggiori influenze jazz, si basa su di un groove che, come classico della band, si sviluppa articolato e complesso; un fenomenale ed ispiratissimo Clark alle pelli fa il bello e cattivo tempo, Jackson tesse giri di basso intriganti e lussuriosi, Maupin, impegnato al flauto, apre e chiude ad Herbie, che dal canto suo domina la scena con una lunghissima e morbida melodia al Fender Rhodes, di cui questo brano rappresenta un efficacissimo spot.
Nel capolavoro "Butterfly" - una calda ballad dai toni smooth - a prevalere è invece Bennie Maupin, co-autore, che al sax e clarinetto si muove splendidamente tra motivi pacati in netta controtendenza al fuoco delle due precedenti tracce; Hancock accompagna delicatamente al piano, piazzando dentro anche pioneristici archi sintetizzati sulla falsariga di quelli che animavano "Vein Melter" su Head Hunters. Da sottolineare il buon supporto di Summers; è' invece curioso notare come questa traccia suoni praticamente uguale alla stragrande maggioranza delle produzioni acid/nu-jazz dell'ultimo ventennio..ma non c'è da stupirsi, parliamo di un musicista sempre avanti!
Il funk eccitante ed iper-percussivo ritorna prepotente su "Spank-A-Lee", forte della sezione ritmica incisiva e sempre tirata di Mike Clark, le tele analogiche in staccato di Hancock (impegnato poi anche su clavinet e piano), il solo energico di Maupin al sax tenore e di un groove nel complesso assolutamente irresistibile a forgiare i 7 minuti più "facili" di Thrust: un lavoro a mio parere anche migliore (oltre che più funky, più complesso, più sperimentale) del pur immortale capolavoro Head Hunters.
Dopo il fantastico operato insieme, Clark e soci continueranno senza Herbie come gruppo funk più tradizionale (The Headhunters) tirando fuori un paio di album davvero interessanti, tra cui il bellissimo Survival of The Fittest, ma che difficilmente riescono ad avvicinarsi al suono cosi funk, cosmico e coeso di "Thrust". Hancock proseguirà invece il percorso che attraverso la sua navicella lo spingerà attraverso ulteriori sperimentazioni.
A must-have!
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