Alga Marghen è un'etichetta italiana fondata nel 1996 da Emanuele Carcano.

Ho provato a scoprirne un po' di più e ho trovato un'intervista su Vimeo, ho skippato di due minuti e c'è Carcano, non ben microfonato che ciancia in inglese “contemporary art”. Chiudo.

Una delle prime produzioni di questa label è un disco di Hermman Nitsch, il tizio dell'azionismo viennese che fa le installazioni con le carcasse degli animali buttati qua e là con annessi balli e musica, in una sorta di gesamtkunstwerk disturbante.

Ché in fondo io l'azionismo viennese, il Wiener Gruppe e tutti 'sti post-aranudiani traumatizzati dal nazismo, li ho anche difesi. E anche Nitsch ho difeso, fino al giorno in cui, giustificando il tanto contestato uso degli animali, ha rilasciato un'intervista dove mi affermava: “Gli animali che usiamo per le installazioni non muoiono inutilmente. Poi ce li mangiamo. Io ho una fattoria”.

E dopo questa mutazione, da disturbante crudele artista controverso, a tizio dei fagioli borlotti che indica al nipotino i campi della natura sospirando: “Quella è la mia fattoria, un giorno sarà tua”, confesso che uno ci rimane un po' così.

Cioè, ma che mi spieghi a fare che le budella della mucca che hanno fatto un tour sopra il cazzo e le zizze di un po' di gente, poi le arrotoli nello scalogno e le passi sul grill? Chiudila lì, no? Sei Nitsch, mica Cracco.

L'album raccoglie due momenti, il primo è il live di Musik der 60, registrato nell'aprile del 1978 in occasione di una performance artistica dove bordoni d'organo e sonorizzazioni si mescolano con il suono dei PVC, punk band berlinese tra le più influenti che presta ancora le sue distorsioni per la seconda traccia di questa raccolta: Musik In 2 Sätzen Für Rita Nitsch Geburtstag. Io con il tedesco non sono proprio una cima ma credo che in questo caso, Nitsch stesse omaggiando (tra sitar, droni e noise), il compleanno della moglie Rita (cucciolo!).

Hermann Nitsch è anche un pertinente di musica, gli album sono a nome suo e in tante performances dell'Orgies Mysteries Theatre, si è dedicato a suonare l'organo (lo suona anche nell'omaggio alla moglie, contenuto in questa mini raccolta). La sua stazza da stereotipo santonesco, che tra un drone e l'altro fa da metronomo alle sue opere, racconta di un certo attaccamento a tutto ciò che di buono la Germania ha prodotto in quegli anni: dal krautrock, al cosmico dei Tangerine Dream, passando per le nuove scene berlinesi musicali e non.

Quando vedo Fassbinder fare il Nitsch mentale, raccontando lo stesso disturbante processo di umiliazione del limite umano, condito da mutilazioni psicologiche, non posso non riconoscere l'impatto che l'azionismo viennese ha avuto sull'arte austriaca, tedesca e nella costituzione di un genere che può anche arrivare a Ciprì e Maresco passando per Jodorowski, Miike Takashi,Günter Brus e la copertina dei Beatles poi censurata, con i fab four ricoperti da carcasse di animali e bambolotti mutilati.

Gli album di Nitsch sono assolutamente pertinenti e in linea con tutte quelle realtà artistiche che spesso vengono esaltate quando si attacca con il Novecento: dai sitar di Shankar, passando per la Polonia di Penderecki che raccontava, con lo stesso terrore, il sacro. Il sacro inquietante di Giacobbe, di Cristo, il terrore di Hiroshima, giustificato da una sacrale esigenza: vincere, salvare e sacrificare. Perché la sacralità è terrorizzante. Sacro è sacrificio. Apocalisse, lotta violenta, bene che per trionfare sul male, diventa il male, impugna spade. Salva uccidendo.

Se vi impressiona Nitsch e il suo tentativo estremo di esorcizzare questi limiti freudiani, se vi terrorizza il Kanon Paschy di Penderecki, provate a leggere i diari di santa Veronica Giuliani, robe che un'installazione del nostro Hermann, poi vi sembrerà il percorso delle bambolette a Disneyland.

Se fosse saltatata l'avanguardia dell'azionismo viennese, non avremmo avuto un bel po' di roba. Lo so, è una considerazione crudele che non a caso vale anche per le guerre, che sono, da sempre, momenti di grande ispirazione artistica.

Tutta la nostra civiltà passa dal sacrificio: un percorso mentale di autolesionismo capace di far sparire ogni forma di vita dal mondo, nel nome di un qualcosa che passa dalla mente ma che si crede ideale, anima. Questo lo spiega la storia, lo spiega Freud e lo spiega anche lui, ma, album alla mano, trova anche il tempo per un personale “tanti auguri a te”, alla mogliettina, ché alla fine, il sogno di tutti, è vivere in pace come una famigliola immortalata in una polaroid illuminata dalla luce delle candeline sopra la torta, mentre dal giardinetto si alza il profumo degli arrosticini preparati con l'ultima opera d'arte.

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