"Avalancha" è purtroppo l’ultimo album in studio degli Héroes del Silencio (per la precisione il quarto), rilasciato il 18 Settembre 1995 e presentato nel Centro Cultural Delicias di Saragozza, rappresenta senza ombra di dubbio il punto più alto della loro carriera musicale.

Abbiamo di fronte un disco di puro rock & roll chiaramente influenzato da bands americane come Pearl Jam e Sound Garden, grintoso, ricco di energie e con un’ottima base ritmica, decisamente più diretto e cristallino del precedente lavoro (El Espiritu del Vino). Per la produzione di "Avalancha" gli Hèroes si affidano all’esperienza e alla professionalità di Bob Ezrin che aveva già lavorato in passato con artisti del calibro di Lou Reed, Alice Cooper, Kiss, Peter Gabriel e Pink Floyd. Un’altra novità consiste nella presenza del secondo chitarrista Alan Boguslavsky che ha partecipato alla composizione di tutti i brani ma purtroppo messo in secondo piano dalla casa discografica EMI che lo considerava solo un turnista al contrario della bands che invece lo trattava come uno di loro. Alan entrò nella band nel 1993 in occasione del tour “El camino del Exceso” e vi rimase fino allo scioglimento avvenuto nell’Ottobre del 1996. Inoltre poco prima di abbandonare le scene, gli Hèroes pubblicano il doppio live "Parasiempre" come testimonianza della loro ultima e lunga tournèe di successo durata quattordici mesi  e che gli ha portati a suonare in oltre venti paesi.

Ora passiamo all’album. Dopo il breve intro “Derivas” si da spazio alla prorompente “Rueda, Fortuna!” che come al solito mette in rilievo la chitarra di Juan Valdivia e la potenza vocale di Enrique Bunbury. “Deshacer el Mundo” e “Avalancha” sono tra i migliori brani di sempre della band aragonese e specie la title track è davvero spettacolare e coinvolgente in sede live, potente ed impeccabile, su questa considerazione invito tutti a vedere l’ebizione che il gruppo tenne al Monsters of Rock in Brasile (nel 1996) dove si può ammirare un grande ed ispirato Bunbury. Tra queste due tracce non bisogna dimenticare di menzionare un’altra perla del quartetto aragonese, mi riferisco a “Iberia Sumergida” che tra l’altro fu pubblicizzata da un originale e trasgressivo videoclip (chi conosce e segue la band ha capito benissimo), la quale è arricchita da una splendida chitarra “spagnoleggiante” e da un’ottima prova di Pedro Andreu alla batteria che rende il tutto di un sapore “iberico” come del resto ascoltandola facilmente si intuisce. Poi troviamo due splendide ballads “En Brazos de la Fiebre” e "La Chispa Adecuada", con la prima purtroppo trascurata nelle esibizioni dal vivo che si conclude con un meraviglioso assolo del maestro Valdivia.

"Días de Borrasca (Vispera de Resplandores)" è invece caratterizzata da un rock duro e rabbioso, il cui testo è una violenta critica all’inquisizione e ai morti innocenti che essa causò. “Morir Todavia” è dedicata a Rafael (fratello di Bunbury) ucciso in un bar in seguito ad un accoltellamento e al road manager Martin, entrambi morti all’inizio del 1994. Questo brano non fu mai cantato dal vivo. Siamo giunti oramai alla fine di questo splendido album e ciò non poteva essere celebrato in modo migliore. “Opio” è un inno al fiore della “pigrizia” ed esterna la particolare passione di Bunbury per l’India e le filosofie orientali (tra l’altro nel precedente album era presente un brano “Flor de Loto”, dedicato ad una bambina indiana a cui Enrique fece da padrino durante il suo viaggio in questo splendido paese). “La Espuma de Venus” è a mio modesto parere il capolavoro di “Avalancha” ed il miglior testo scritto dalla band, come si può dedurre si tratta di una canzone ispirata alla sfera amorosa di “Venere” con chiaro riferimento al rapporto intimo tra uomo e donna, ci lascerà tranquillamente vagheggiare con la nostra mente per i suoi sei minuti e tredici secondi di durata. Il resto tocca a voi!

Per chi non conosce il lavoro appena recensito non resta che mettersi subito alla ricerca di esso, non ne rimarrete affatto delusi anzi potrebbe essere la giusta scintilla per riscoprire una band sottovalutata da molti e che meriterebbe una maggior considerazione.

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