Uh-oh! Ci fanno notare che questa recensione compare anche (tutta o in parte) su http://at-sin-e.blogspot.com
Ho già parlato degli Hot Chip, giudicando positivamente i brani proposti sulla loro pagina myspace. Nel mentre è uscito quello che risulta essere il loro terzo album: "Made in the Dark". Titolo che inizialmente ha suscitato in me qualche perplessità, ricordandomi un suono del tutto opposto da ciò che il titolo potrebbe far intendere. Mi ricordavo bene; anche se non mancano nell’album tracce inaspettate.
"Made in the Dark" esordisce bene con la scorbutica "Out At The Picture" che apre le porte dell’album.
Segue "Shake A Fist" che già avevo avuto modo di ascoltare più volte. Pezzo dai due volti, o meglio, degli oltre 5 minuti, la seconda metà risulta una pesante ripetizione di suoni.
La traccia numero tre, "Ready For The Floor", è il singolo. Immancabile l’elettronica, che però in questo caso lascia un po’ di spazio ad un pop riecheggiante gli anni ’80.
"Made in the Dark" si diceva, e fino qua lo sconcerto rimane, anzi aumenta dopo l’ascolto della quarta traccia. Proprio quando sto per cancellare il titolo dalla copertina dell’album (che non ho, essendo questo scaricabile gratuitamente dal sito della band), le cose iniziano a cambiare.
Probabilmente in peggio.
Cambiano dapprima con "We’re Looking For ALot Of Love"; in seguito con la title track, che pare nascere proprio con questo compito. La giusta title track.
Passate queste, l’oscurità come niente fosse si rifà da parte, lasciando la pista alla trascurabile "One Pure Trought" prima e ad una tutt’altro che trascurabile "Hold On" poi, molto LCD Soundsystem (anche se sarebbe stato meglio tagliare gli ultimi due minuti).
Traccia n° 10: "Wrestlers": inascoltabile. Meglio è "Don’t Dance", ovvero techno imballabile (come da titolo). "Whistle for Will" sarebbe la giusta chiusa dell’album. Sarebbe perché gli Hot Chip buttano nel calderone anche una superflua "In The Privacy Of Our Love".
Tante cose diverse e disordinate. Un casino.
Carico i commenti... con calma